È stato bello vedere i pinguini / erano freddi ma carini / nuotavano come razzi / e sembravano un po' pazzi.
Due si vantavano / e altri due si sbaciucchiavano.
È bello ascoltare il dolce canto degli uccellini / ammirando il colore vivace dei fiorellini, / e il movimento leggero degli animali / sul tappeto verde dell'erba morbida e fresca / il venticello fischietta / è allegro come il calore del sole splendente / e tutti quanti cantano / "Benvenuta primavera!".
Un sabato Matilde, Lorenzo ed io siamo andati insieme al teatro di Torino. Ci siamo divertiti perché all'inizio c'era un pagliaccio che faceva un grande salto, dopo si metteva con le mani incrociate e poi spuntava un pagliaccio che quando passava vicino all'altro alzava le orecchie. Alla fine hanno lanciato dei grandi palloni e Matilde ha cercato di prenderne uno ma non ce l'ha fatta, invece Lorenzo ed io li prendevamo.
Poi siamo andati al McDonald's e tornando verso Prali abbiamo ascoltato le storie.
Quando cala la notte / il cielo si accende di stelle.
Quando cala la notte / i rumori sono ancora più forti.
Quando cala la notte / ti infili nel letto / per sognare tranquillo.
Siamo polvere nell'universo, / siamo solo un'insignificante parte di esso, / però… ognuno di noi ha un ruolo importante; / per portare avanti questo immenso giro, / e se solo un ingranaggio dovesse fermarsi… / il grande giro continuerebbe, / ma non sarebbe più lo stesso / senza di esso.
La neve scende, scende / lentamente cade / su alberi spogli, / come dei fogli.
È candida la neve / mentre cade lieve, lieve, / sembra farina che vien giù: / vieni a vederla anche tu!
Il mare dorme sulle rive / cancella ciò che qualcuno sulla sabbia scrive / si dondola sul fondale / simile ad una grande cattedrale.
Urla invano / sull'oceano Indiano, / si arrabbia sull'Atlantico, / in un gioco di onde tipico / ride sul Pacifico, / dice di essere fantastico / quando galleggia sul gelido Atlantico.
La nuvola vola / nel cielo viola / e quando cala la sera / tutto si rasserena.
Non pioverà più / quando il cielo sarà blu.
Mamma… quella nuvola non sei tu.
Una volta il verbo essere e quello avere erano molto amici; però spesso non si capivano perché essere parlava sempre delle persone (tu sei così, egli è cosà) mentre avere parlava del possedere le cose. Quindi da migliori amici divennero peggiori nemici; furono capaci anche di usare le maniere forti scatenando una battaglia con delle armi; usarono la lettera D come fosse un arco e la lettere I come fosse una freccia.
Da allora i bambini sanno che non si scherza con i verbi essere e avere, e fanno molta attenzione a non sbagliare per non scatenare un'altra battaglia.
All'età di otto anni ero molto spaventata dalle ombre della notte, ma quella che mi faceva più paura era l'ombra del pagliaccio attaccapanni. L'ombra era lunga e magra, e si allungava sulla parete di fronte al mio letto fino al soffitto. Le braccia aperte del pagliaccio dove io appendevo i miei abiti, sembravano rami di un albero secco da cui pendevano frutti neri, enormi e spaventosi. Di giorno aveva stampata in faccia una risata simpatica e buffa. Invece la notte la luce fioca dell'abat-jour disegnava un ghigno cattivo.