La Valle Grana ha scelto il destino delle sue scuole, e ha vinto la scommessa
«La scuola di valle non è uno strumento solo didattico. È il luogo dove realizzare la Valle Grana di domani». Con le parole di Roberto Ribero si apre il reportage dell'Eco Extra di ottobre dedicato alla valle che ha scelto il destino della propria scuola.
I Comuni non hanno atteso di veder estinguere una dopo l'altra tutte le singole scuolette di paese, vittime del prosciugamento degli alunni, ridotte a singole pluriclasse. Persino tra le poche famiglie rimaste, alcune sceglievano di portare i figli a Caraglio dove trovavano maggiori servizi.
Di tre scuole primarie, la Valle Grana nel 2013 ne ha fatta una sola a Monterosso Grana, chiudendo quelle di Valgrana e Pradleves. In quei Comuni sono state costruite la scuola dell'infanzia e la palestra con gli impianti sportivi. Ma non è stato un mero taglio di plessi, e nemmeno solo la costruzione di un nuovo edificio dove prima c'era la canonica di Monterosso.
Un corpo docenti determinato ha saputo formarsi e far crescere l'offerta didattica, puntando sulle nuove tecnologie. Così negli anni la tendenza si è invertita. Partita con 53 alunni nel 2013, nel 2024 è arrivata a una novantina. Il 15-20 per cento di loro adesso risale la valle da Caraglio a Monterosso Grana, perché i genitori trovano una scuola migliore, che continua ad evolversi e innovarsi, puntando adesso sulle nuove didattiche legate alla scuola all'aperto.
La scuola di valle non ha fatto tutto questo da sola. Attorno cresceva una coscienza di valle. C'erano genitori, soprattutto quelli con i figli che dovevano ancora entrare in età scolare, desiderosi di offrire loro le migliori opportunità, preferendo una scuola più grande alle pluriclasse che avevano frequentato loro, spesso come unici alunni del proprio anno. C'è una cooperativa di lavoro, la EmotionAlp, che ragiona in termini di valle e non di campanile, come la Polisportiva. Lo stesso hanno fatto le aziende del progetto di rete In Grana. Tutte queste realtà collaborano con la Scuola di valle e la scuola di valle è diventata un fulcro per la comunità allargata a tutti i Comuni coinvolti, fino a Castelmagno.
Tutto bello e tutto facile? Proprio per niente. È stato un percorso difficile e accidentato, ci sono state opposizioni e campanilismi, ricorsi e ostruzionismi. La scuola è stata strumentalizzata, dicono i testimoni di questa vicenda, in più occasioni, per esempio contro il vicino centro di accoglienza per migranti che sorgeva dall'altra parte della strada. Ma ha saputo reagire e ha lavorato per formare cittadini più consapevoli e aperti. Delle criticità ha fatto opportunità per tutti.
A favorirne il buon esito, ci sono state alcune condizioni particolari, in primis la viabilità agevole dei Comuni di bassa valle. Ma la prima condizione è stata il tanto lavoro fatto da tante persone per crearle, le altre condizioni favorevoli.
Nelle interviste qui sopra, alcuni protagonisti di questa esperienza la raccontano e spiegano cosa significhi per loro. Sull'Eco EXTRA di ottobre, in edicola e in abbonamento anche digitale, dedicato alla montagna raccontata senza luoghi comuni né stereotipi, c'è il reportage completo con le loro testimonianze e tutta la storia della scuola di valle. Una scommessa vinta, si. È replicabile altrove? Altri territori possono imparare qualcosa da questa esperienza, nella ricerca delle proprie risposte, nelle loro specifiche situazioni, al comune problema della sopravvivenza della scuola in montagna?
Luca Prot
Foto: Marco Gallian
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Paola Molino