In viaggio con Laura - Rose e spine di Atacama

In viaggio con Laura - Rose e spine di Atacama
Lunedì 13 Luglio 2015 - 10:02

Undicesima tappa del diario di viaggio di Laura Salvai sul sito de "L'eco del Chisone". E' partita il 19 aprile per il Sud America con il suo romanzo "Per un'ora di nuoto" nello zaino. "L'eco" la sta seguendo sul web.

 

Fino a una quindicina di anni fa non sapevo che nel nord del Cile ci fosse un deserto. Non lo avevo mai sentito nominare prima di vedere lo spettacolo della compagnia torinese Assemblea Teatro Le rose di Atacama, tratto dall’omonima raccolta di racconti di Luis Sepúlveda. Era l’11 settembre 2001, ventottesimo anniversario del colpo di stato che aveva deposto Allende, e avevo comprato un biglietto per una rappresentazione che si sarebbe svolta all’interno di una miniera in Val Germanasca. Nel pomeriggio i miei figli avevano acceso la televisione e io avevo visto due aerei schiantarsi sulle Torri gemelle di New York. Sulle prime avevo pensato che si trattasse di un film, poi avevo dovuto ricredermi. La sera ero andata a vedere lo spettacolo con il cuore oppresso da quella tragedia inspiegabile.

Le rose di Atacama è una galleria di personaggi che lottano per i propri diritti. La fragilità e la bellezza delle loro azioni è rappresentata dalle rose che fioriscono per un solo giorno nella desolazione salmastra del deserto. Io mi trovo proprio qui, a San Pedro de Atacama, ma le rose non le ho viste. Non è stagione.

Qui la bellezza è fatta di contrasti. San Pedro è paese di duemila abitanti, un’oasi con alberi e arbusti verdi, ma a pochi chilometri di distanza c’è la Valle della Morte dove non cresce neppure un filo d’erba. I sali bianchi in superficie danno l’idea che la terra sia ricoperta da una spolverata di neve. Di giorno fa caldo sotto la luce sfolgorante del sole, di notte fa freddissimo. Gli ostelli con il tetto di paglia sono un riparo inadeguato dopo il tramonto. Nei letti non ci sono abbastanza coperte e si dorme con diversi strati di vestiti addosso. Nei bagni si gela. Al mattino si sale sul tetto per scaldarsi al primo sole.

La prima notte ho sognato che c’era la guerra. Mia figlia era con me, sana e salva, ma mancava mio figlio. Lo cercavo dappertutto, disperata, ma non riuscivo a trovarlo. Quando mi sono svegliata mi sono resa conto che era l’11 luglio, l’anniversario della strage di Srebenica.

 


Laura Salvai


Se volete sapere qualcosa di più su Laura Salvai, il suo viaggio e il suo romanzo "Per un'ora di nuoto", visitate i siti https://sottoilcielodelleande.wordpress.com ehttp://www.matiskloedizioni.com/perunoradinuoto/

 

 

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