In viaggio con Laura - Pepe il giardiniere
Ottava tappa del diario di viaggio di Laura Salvai sul sito de "L'eco del Chisone". E' partita il 19 aprile per il Sud America con il suo romanzo "Per un'ora di nuoto" nello zaino. Ora si trova nel nord dell'Argentina, vicino al confine con la Bolivia. "L'eco" la sta seguendo sul web.
Il 27 giugno fanno sei mesi che è mancato mio padre Domenico. Sei mesi, mezzo anno. Viveva a Piscina, in una casa con cortile, tettoia e orto. Un orto molto grande, che lui coltivava con passione. Era il suo passatempo. In inverno si annoiava. Aspettava con ansia la primavera per cominciare a preparare il terreno e a seminare.
Ho pensato a lui domenica scorsa a Salta, una città nel nord dell'Argentina, quando a metà di un isolato mi è apparso un bellissimo giardino pieno di rose, bouganville e stelle di Natale. Mi sono fermata, stupefatta. Dal cancello un uomo sui settant’anni mi ha fatto cenno di avvicinarmi. Quando ha visto che non mi muovevo mi è venuto incontro, accompagnato da due enormi cani lupo.
«Ti piacciono i fiori?» mi ha chiesto.
«Molto. Li coltivi tu?»
«Sì».
«Complimenti, sono bellissimi. Volevo fare qualche foto».
«Di dove sei?»
«Italiana».
Indica il portone con un gesto del braccio. «Vieni dentro ad assaggiare l’asado».
«Ti ringrazio, ma volevo tornare in ostello».
«Un pezzettino e poi vai».
Esitavo. Mi sembrava un brav’uomo, ma non mi sembrava il caso di andare a casa sua.
«Vieni!» ha insistito. «C’è tutta la mia famiglia».
A quel punto non ho più osato rifiutare. Abbiamo varcato il cancello. Dal quincho (la zona della casa dove si cucina e si mangia l’asado) una quindicina di persone si sono voltate a guardarci. Pepe, l’uomo che mi aveva fatto entrare, mi ha presentato come la sua prima (cugina) Laura, mi ha fatto sedere a tavola, mi ha portato un tagliere e mi ha servito quattro o cinque pezzi di carne. Era ottima, ma ero a disagio. Erano tutti parenti, mi sentivo un’intrusa.
La prima a rompere il ghiaccio è stata Lola, la nipotina di Pepe, sette anni. È venuta a chiedermi se sapevo andare in altalena. Poi è stata la volta delle cugine, due donne di origine spagnola. Mi hanno raccontato che sono nate in Andalusia e che vivono qui da sessant’anni. A quel punto ho notato che due ragazzi del gruppo camminavano con le stampelle. Il più giovane aveva un piede rotto, l’altro una gamba ingessata e un braccio al collo. Era molto magro, sembra sofferente. Le cugine spagnole mi hanno detto che aveva avuto un gravissimo incidente d’auto.
«È stato incosciente per quattro giorni, si è salvato per miracolo».
Pepe si è chinato verso di me: «Nella nostra famiglia nessuno aveva mai avuto un incidente. E ultimamente ne abbiamo avuti due, a distanza di un mese l’uno dall’altro».
L’allegria per lo scampato pericolo si avvertiva nell’aria. Forse era per questo che Pepe mi aveva invitata: per condividere quel momento.
Mentre tornavo verso l'ostello pensavo a quella grande famiglia che assomigliava un po’ alla mia: siamo in sei tra fratelli e sorelle. Anche a casa nostra la porta era sempre aperta per gli ospiti improvvisati. E mio padre, che pure era taciturno, accoglieva tutti volentieri. Poi mi è venuto in mente che il giardino di Pepe è pieno di fiori anche se qui è inverno. E ho immaginato come sarebbe stato contento mio padre se avesse potuto coltivare il suo orto tutto l'anno.
Laura Salvai
Se volete sapere qualcosa di più su Laura Salvai, il suo viaggio e il suo romanzo "Per un'ora di nuoto", visitate i siti https://sottoilcielodelleande.wordpress.com ehttp://www.matiskloedizioni.com/perunoradinuoto/
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Paola Molino