In viaggio con Laura - Hostal Torino

In viaggio con Laura - Hostal Torino
Lunedì 29 Giugno 2015 - 17:57

Nona tappa del diario di viaggio di Laura Salvai sul sito de "L'eco del Chisone". E' partita il 19 aprile per il Sud America con il suo romanzo "Per un'ora di nuoto" nello zaino. Ora si trova in Bolivia. "L'eco" la sta seguendo sul web.

Dopo il tour al Salar de Uyuni, la più grande distesa salina del mondo, sono incerta se andare a Potosí o tirare dritto fino a Sucre. Deciderò all’ultimo momento, tanto la strada è la stessa. Da Uyuni prendo un autobus che per quattro ore arranca su una strada tutta in salita. Dopo l’ultima curva mi appare Potosí. La città è situata in una conca bellissima a 4000 metri di altitudine, ma la distesa di case non finite e mezze diroccate mi deprime. E anche la sua storia ha un che di sinistro. Da qui gli spagnoli trassero l’argento per finanziare il loro impero, costringendo in schiavitù milioni di nativi e di africani. Si calcola che in tre secoli di dominio coloniale morirono otto milioni di minatori.

Non ho voglia di fermarmi qui. Decido di proseguire per Sucre. Alla stazione degli autobus prendo un autito, un taxi condiviso con altri tre passeggeri, più veloce del bus. Il paesaggio lungo la strada è magnifico: montagne arrotondate color paglia punteggiate di giganteschi eucalipti, e le Ande sullo sfondo.

Arriviamo a Sucre che è già buio. Il tassista mi chiede dove mi deve lasciare. Gli dico il nome dell’unico ostello della città, HI Sucre. Sto per leggergli l’indirizzo, ma mi fa segno che non occorre, sa dov’è. Mi lascia in pieno centro, in una via dietro la piazza principale, davanti all’Hostal Sucre. Non appena metto piede nell’atrio mi rendo conto che il tassista ha sbagliato posto: è un albergo di lusso.  In Bolivia gli ostelli sono rari. La parola «hostal» designa in realtà un albergo. L’ostello che avevo scelto è dall’altra parte della città, troppo lontano per andarci a piedi con lo zaino in spalla.

Mi metto alla ricerca di un albergo economico. La città è bellissima. Il centro storico coloniale trabocca di sontuosi edifici barocchi fatti costruire dai gesuiti. Sono tutti dipinti di bianco, per questo Sucre è detta «la blanca». Per strada c’è un sacco di gente. Si respira un’aria di abbondanza e di festa. Un passante a cui chiedo indicazioni mi indirizza verso la zona del mercato. Le sistemazioni economiche si concentrano lì.

Il primo posto che vedo si chiama Hostal Torino. Entro, chiedo quanto costa, decido di fermarmi. Sono incuriosita dal nome: perché Torino? L’uomo alla reception, Eduardo, mi spiega che l’albergo è il gemello del suo omonimo a La Paz, che suo padre acquistò da un torinese. Poi mi chiede da dove vengo, e lancia esclamazioni di meraviglia quando scopre che vivo a Torino. «Devo mettere mi una foto della città» dice, indicando una parete dell’atrio.

Da quando sono entrata in Bolivia rimpiango le cucine comuni e i dormitori degli ostelli, dove è facile fare amicizia. In albergo si è molto isolati. L’unica persona con cui parlo è Eduardo, che si preoccupa di indicarmi i luoghi imperdibili e i posti in cui si mangia bene. Mi fa piacere quando, rientrando da un giro di visite, lo trovo lì alla reception. Il suo sostituto, un ragazzo che guarda sempre il cellulare, non alza nemmeno gli occhi mentre ti porge la chiave.

L’ultimo giorno, quando vado a salutarlo prima di partire, Eduardo si rammarica che non ho visto tutto. Mi fa l’elenco dei posti che avrei dovuto visitare e dei cibi che avrei dovuto assaggiare, poi mi saluta con un abbraccio e dice: «Vedi com’è? Devi per forza tornare».

 

Laura Salvai

 

Se volete sapere qualcosa di più su Laura Salvai, il suo viaggio e il suo romanzo "Per un'ora di nuoto", visitate i siti https://sottoilcielodelleande.wordpress.com ehttp://www.matiskloedizioni.com/perunoradinuoto/

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