Pinerolo, intervista esclusiva al parroco indagato per circonvenzione e appropriazione indebita

Pinerolo, intervista esclusiva al parroco indagato per circonvenzione e appropriazione indebita
Domenica 22 Gennaio 2023 - 14:10

«Fare del bene è la cosa più difficile che esiste: pochissimi ci credono. Meno male che il Signore ci aiuta, meno male che c'è lo Spirito Santo»: don Paolo Bianciotto, classe '43, parroco di Madonna di Fatima a Pinerolo, accoglie così la notizia che l'indagine a suo carico è ormai arrivata ai media. Partita nel periodo Covid, condotta dalla Guardia di Finanza di Pinerolo (attraverso intercettazioni, analisi dei tabulati e appostamenti) e coordinata dal pm torinese Francesco Pelosi, l'inchiesta è ormai giunta al 415 bis e a un doppio sequestro di conti e beni delle parti coinvolte (il primo nel giugno 2021, il secondo eseguito pochi giorni fa, il 27 dicembre). Chiare le accuse formulate dalla Procura: circonvenzione di incapace e appropriazione indebita.

In sostanza, il noto sacerdote avrebbe sottratto denaro a due sue parrocchiane approfittando della loro fragilità e avrebbe pure girato sui propri contipersonali oltre 100mila euro, ricevuti in eredità dalla Nuova scuola Mauriziana di Torre Pellice di cui al tempo era presidente.

Lo intervistiamo in sagrestia, a messa appena conclusa, leggendogli il pezzo del Corriere fresco di uscita. Segue attento, con la faccia di chi (ovviamente) conosce bene le accuse, ma stenta a credere che siano approdate agli organi di stampa.

 

La sua difesa: «Ho fatto solo del bene»

Ma andiamo con ordine, visto che don Paolo non si sottrae a dire la sua sull'intera vicenda. La sua premessa è chiara: «Ho esagerato nell'aiutare le persone. Ho dato soldi a parecchia gente che ne aveva bisogno, compresi alcuni sacerdoti per interventi sugli edifici di culto (e ne cita due, in Val Chisone e Val Pellice, ndr). Per farlo ho dovuto però rivolgermi a chi di soldi ne aveva».

Così si appoggia a L.B., poco più che cinquantenne che aveva ricevuto un'eredità: «Tra il 2018 e il 2019, con tanto di bonifici e scritture, mi ha prestato 104.500 euro, che le ho restituito lo scorso ottobre, con i proventi della vendita dell'asilo di Baudenasca alla Cooperativa Coesa». La donna, ricostruisce don Bianciotto, «in precedenza aveva un tutore legale, ma all'epoca dei fatti era stata dichiarata in grado di intendere e di volere dallo psichiatra e dal Tribunale». Insomma, in tutta consapevolezza (sempre nella versione del don) gli aveva elargito il prestito, poi rifuso.

Quanto all'84enne E.B, «la famiglia la conosco da sempre, ma ho cominciato a seguirla di più nel 2017, quando ancora era vivo il marito. Purtroppo il figlio ha problemi psichiatrici ed è ricoverato in una struttura. Dopo la morte del marito, nel 2019, la signora è rimasta sola e mi ha chiesto aiuto. Io da allora la accompagno in banca a ritirare i soldi della pensione e pagare bollette e spese condominaili. Mi contestano di aver sottratto dal suo conto 21.400 euro in tre anni: ma ci mancherebbe! non erano per me ma per le sue spese. Mi chiama più volte al giorno e passo da lei tutti i giorni: l'ho vista pure stamattima. Oggi, dopo il blocco dei conti, è costretta a vivere della carità della Parrocchia».

Del tutto opposta la versione degli inquirenti, convinti che tra parrocchiane e parroco si fosse sviluppato un rapporto di soggezione e totale dipendenza, di cui don Paolo avrebbe approfittato per rimpolpare i suoi conti.

E quanto alla Nuova scuola mauriziana di Torre di cui per anni è stato presidente (ora la gestione è passata ad una cooperativa)? «Il consistente lascito ricevuto in eredità, mi aveva indotto (tra 2016 e 2017, ndr) a chiedere un prestito sui 100mila euro, finito - ammette - prima sul conto della parrocchia e poi sul mio». Anche in questo caso, ribadisce, «non l'ho chiesto per me ma per aiutare chi ne aveva bisogno e, anche questa volta, quel prestito l'ho restituito, nel 2021».

Insomma don Bianciotto come Robin Hood: un benefattore che prende da chi ne ha per dare a chi non ne ha? Vedremo se, con il suo avv. Simone Chiappori, riuscirà a convincere anche i magistrati della bontà del suo operato.

 

Il Vescovo Derio Olivero: «Prima di una sentenza nessuno è colpevole»

«Ho saputo recentemente dell’inchiesta e mi sono subito mosso per vigilare. Nessuno è colpevole prima della sentenza, per cui vale la presunzione di innocenza, sempre. Attendiamo che la giustizia faccia il suo corso. La diocesi si mette a disposizione garantendo la massima disponibilità e collaborazione affinché si faccia chiarezza sulla vicenda».

In foto, don Bianciotto nella "sua" chiesa di Madonna di Fatima.

 

Lucia Sorbino
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