Corruzione e traffico di influenze illecite, dopo 7 anni prosciolto l'ex senatore Esposito: «Si chiude un incubo giudiziario»

Corruzione e traffico di influenze illecite, dopo 7 anni prosciolto l'ex senatore Esposito: «Si chiude un incubo giudiziario»
Martedì 3 Dicembre 2024 - 19:17

«Dopo 2589 giorni si chiude un incubo giudiziario: i magistrati romani hanno archiviato tutte le accuse contro di me, dimostrando che i reati ipotizzati – corruzione, turbativa d’asta e traffico di influenze – erano del tutto infondati». Per l'ex senatore del Pd Stefano Esposito oggi è un gran giorno. Avrebbe potuto già esserlo parecchi mesi fa, visto che il decreto di archiviazione firmato dal gip romano Angelo Giannetti (che ha accolto in toto la richiesta dei sostituti procuratori della Capitale, Rosalia Affinito e Gennaro Varone) porta la data del 24 giugno, ma tant'é: Esposito e i suoi legali ne sono venuti a conoscenza solo oggi. Anzi ieri. Resta il fatto sconcertante che dall'inizio di quello che il senatore, certo non a torto, definisce "incubo giudiziario" sono passati oltre 7 anni.

Era stato coinvolto in una maxi inchiesta del pm Gianfranco Colace, battezzata “Bigliettopoli”, per un presunto scambio di favori con l’imprenditore Giulio Muttoni, ex patron della società promotrice di spettacoli Set Up Live (nonché suo amico d’infanzia). A Esposito erano stati contestati reati gravissimi come la corruzione, la turbativa d'asta e il traffico di influenze illecite, e rinviato a giudizio il 1° marzo 2022.

Poi quell'inchiesta, una volta approdata in aula davanti ai giudici, aveva cominciato a perdere i pezzi. In fase di udienza preliminare emerse che Esposito era stato intercettato ben 500 volte in tre anni, tra il 2015 e il 2018, senza che la Procura chiedesse (ed ottenesse) la necessaria autorizzazione al Senato. Proprio sulla base di quelle intercettazioni illegali (come confermato dalla Corte costituzionale), Esposito era stato rinviato a giudizio. Manco a dirlo, tutto annullato, con tanto di procedimento disciplinare del Csm nei confronti di Colace e pure della gip Lucia Minutella, che ne aveva avvallato la decisione.

Poi, all'udienza di costituzione delle parti davanti al Tribunale collegiale, la difesa Esposito aveva sollevato eccezione di competenza territoriale. E il fascicolo, per decisione della Cassazione, venne così trasferito a Roma.

Ora è arrivata anche la decisione del gip Giannetti del Tribunale della Capitale che ha disposto l'archiviazione del procedimento, relativamente alle accuse di corruzione e traffico illecito di influenze, accogliendo la richiesta avanzata dai pm Affinito e Varrone che, dopo un'accurata e puntuale disanima, hanno smontato l'iniziale impianto accusatorio formulato dalla Procura di Torino concludendo: “Le prove, considerate nella loro individualità e, quindi, in sintesi logica non rivelano mai, in alcun caso, la loro concreta, ragionevole idoneità a dimostrare l’esistenza di un patto illecito per l’esercizio di funzioni pubbliche, né per una spendita di carisma, derivante dal ruolo apicale, per ottenere entrature illecite verso pubblici ufficiali, a scapito di chi non fosse munito delle medesime credenziali”.

«I magistrati romani hanno smontato uno per uno tutti i filoni d’indagine - sintetizza Esposito -. Questa vicenda, basata su congetture e condotta in violazione della legge, ha segnato indelebilmente la mia vita e quella della mia famiglia. Oggi la verità è emersa, ma resta l’amarezza per sette anni di sofferenze. Continuerò a raccontare la mia storia affiché nessuno subisca ciò che ho vissuto io».

Lucia Sorbino
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