Omicidio dell'Aquila, in Appello Morisciano condannato a 11 anni
Undici anni di reclusione, cinque in meno di quanto aveva chiesto la Procura generale: si è concluso così dopo una lunga camera di Consiglio il processo di secondo grado a carico di Manuel Morisciano, il 25enne di Giaveno accusato di omicidio (in concorso col cugino Eric Romano e lo zio Claudio Romano) del biker Alessandro Gino e del ferimento di un altro motociclista, Alessandro Ozzello. Una tragedia che si snodò in due tranche nell'arco complessivo di poco più di un'ora, la sera del 12 gennaio 2017, sul piazzale dell'Hotel Aquila. Manuel non sparò e non impugnò mai neppure un'arma, come ha ribadito perfino il pg Valerio Longi che però nella sua requisitoria era stato chiaro: «Morisciano è da condannare, perché è stato il concorrente morale di Eric», già condannato in via definitiva a 16 anni ed oggi in carcere alle Vallette. «Morisciano ha agevolato, rafforzato, la condotta criminosa del cugino: non si è opposto, anche se non poteva non sapere che Romano aveva con sé le armi», aveva puntualizzato nella requisitoria di inizio maggio. A nulla dunque sono valse le tesi dei difensori, Andrea Cianci e Alberto Metallo (Studio Zancan), che hanno sempre ribadito che Manuel non sapeva che il cugino aveva le armi con sè e quando l'ha scoperto ha cercato immediatamente di andarsene dall'Alpe Colombino, lasciando lassù zio e cugino. I giudici della Prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Torino (presidente Franco Greco, consigliere relatore Luca Ferrero, e sei giudici popolari), hanno deciso altrimenti, ribaltando l'assoluzione decisa in primo grado. Servizio sul numero di mercoledì prossimo. In foto, il luogo della tragedia.
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Paola Molino