Corruzione in atti giudiziari: il manager Ezio Bigotti assolto a Messina da tutte le accuse
Difficile non vederla in un solo modo: il noto manager pinerolese Ezio Bigotti ha incassato un altro, indiscutibile, successo. E non sul versante imprenditoriale, dove è abituato a risultati di autorevole rilievo, ma su quello che (non da ora) costituisce la sua vera spina nel fianco: il fronte giudiziario.
Oggi pomeriggio a Messina la seconda sezione penale della Corte d'Appello, presieduta dal giudice Carmelo Blatti, ha letto una sentenza legata ad una pesantissima vicenda che lo riguardava e ne ha decretato, senza tentennamenti, l'assoluzione su entrambi i capi di imputazione. In un caso "per non aver commesso il fatto", nel secondo "perché il fatto non sussiste".
Le accuse del "Sistema Siracusa" e i domiciliari
Le accuse parlavano "concorso in corruzione in atti giudiziari" nell'ambito di una maxi inchiesta condotta da Procura e Finanza ad inizio 2018 sul cosiddetto "Sistema Siracusa". Una vicenda che, visti i nomi (eccellenti) degli indagati, fece grande scalpore: portò ad una maxi operazione con 15 ordinanze di custodia cautelare e per l'imprenditore significò unlungo periodo ai domiciliari a S. Pietro Val Lemina: una prima tranche dal 6 febbraio al 3 dicembre 2018, e la seconda dal 23 febbraio 2019 al 17 marzo 2021 .
Con il dispositivo letto poco fa, quella storia è finita: tra 90 giorni conosceremo anche le motivazioni. Finita dopo anni e con grandi patimenti, questo sì, ma come meglio il 59enne ex presidente del Gruppo Sti (oggi GIone Spa con sede a Pinerolo in stradale S. Secondo) certo non poteva sperare. «Non abbiamo mai perso la fiducia», assicura con la solita, pacata, grinta, il suo legale, avv. Cesare Placanica. E non era facile. Qualche data per comprendere perché.
Le sentenze, dalla prima di 4 anni fa
Del lungo periodo di detenzione domiciliare, già abbiamo detto. Poi arrivarono il processo e le sentenze. In primo grado (14 luglio 2020) il potente manager pinerolese fu condannato a 7 anni e mezzo per "corruzione in atti giudiziari". Il 5 ottobre 2021 la Corte d'Appello ridusse lievemente la pena portandola a 6 anni e 8 mesi. Un duplice verdetto, quello dei giudici di Messina, che il 30 novembre 2022 la Cassazione annullò ordinando che il fascicolo fosse rinviato ad altra Corte d'Appello. Processo da rifare, dunque, con altri giudici. Quelli che oggi, appunto, hanno deciso l'assoluzione di Bigotti.
«In mano avevamo due sentenze della Cassazione a noi favorevoli (la prima cui Placanica si riferisce è quella che dispose l'annullamento della custodia cautelare del manager, ndr). Non si poteva che arrivare a questa conclusione». Poi aggiunge: «Ogni volta che la posizione dell’imprenditore Bigotti esce dalla fase delle indagini, dove vige la cultura del sospetto, e giunge alla fase giurisdizionale, arriva un'assoluzione: ormai è una regola. Questa è la quinta, e vuol dire che la giurisdizione, terza e indipendente, spesso funziona». Il legale l'aveva già dichiarato nel dicembre scorso, dopo che Terza sezione della Corte d’appello di Roma aveva assolto Bigotti dall'accusa di turbativa d'asta, nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta Consip. «Sul fronte Consip - ribadisce Placanica - Bigotti è stato dichiarato totalmente estraneo da tutti i reati contestati: turbativa e concussione, oltre che per un'ipotesi di corruzione nei confronti di un magistato del Consiglio di Stato, per cui arrivò l'archiviazione già in fase preliminare».
Piccola riflessione: più di sei anni sulla graticola sono troppi per chiunque. Anche se si ha la fortuna di trascorrerli circondati dalla famiglia, in una splendida villa storica alle porte di San Pietro Val Lemina.
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Paola Molino