Femminicidio di Luserna: perizia psichiatrica per Hounaifi

Femminicidio di Luserna: perizia psichiatrica per Hounaifi
Mercoledì 12 Ottobre 2022 - 11:06

«Chiedo perdono a tutti»: è la prima volta che Mehdi Hounaifi chiede perdono. Lo ha fatto questa mattina, in un'udienza che si preannunciava lunghissima, perché erano fissate le discussioni e i giudici della della Prima sezione della Corte d'Assise di Torino (presidente Alessandra Salvadori) avrebbero dovuto persino arrivare a sentenza. Invece il suo legale, avv. Alberto Bosio, ha chiesto la perizia psichiatrica. I giudici hanno accolto la richiesta e affidato l'incarico allo psichiatra torinese Giorgio Gallino. Sarà lui a dover chiarire lo stato di salute mentale di quell'uomo: uno che tutti descrivono come timido e solitario e che, nella notte tra il 4 e 5 ottobre dell'anno scorso uccise a coltellate Carmen De Giorgi, nel centralissimo bar Primavera di Luserna. Una donna inerme, conosciuta  proprio in quel locale. La aggredì alle spalle con una furia feroce, ferendo anche le due amiche, Simona e Loriana, che erano con lei e tentarono (invano) di salvarla. Ora la perizia dovrà provare a far luce sulle motivazioni di un gesto che non ha ragioni.

Questa mattina abbiamo ascoltato le sue parole, passate attraverso il traduttore. Hounaifi ha parlato in arabo, ribadendo sottovoce: «Chiedo scusa a tutte le parti offese e anche alle famiglie. Non era mia intenzione far del male a nessuno: ero andato al bar per riposarmi, poi le cose sono sfuggite di mano. Da poco ero arrivato in Italia: volevo farmi una vita corretta e onesta, non me lo aspettavo questo momento brutto che mi è capitato». Ad ascoltarlo c'era pure la giovanissima figlia di Carmen, cui lui un anno fa ha strappato la madre. Poi il difensore ha consegnato alla Corte una memoria scritta, in cui ribadisce: «Faccio una vita solitaria, solo casa e lavoro. A Luserna non conosco nessuno, solo Alessandro del Bar Primavera. L'unico svago era una birra lì. Non so cosa è successo quella sera: volevo un rapporto sessuale con quella che poi mi hanno detto si chiamava Carmen. Non so cosa è successo, mi sentivo strano, avevo la testa strana. Chiedo perdono».

Tecnicamente, quello di oggi non è stato un "esame" dell'imputato, detenuto alle Vallette per omicidio volontario aggravato da "futili e abietti motivi": la pm Delia Boschetto e le parti civili (avv. Monica Bernardoni per due donne ferite, mentre la famiglia della vittima è rappresentata dall'avv. Antonio Gilestro) non hanno pertanto potuto fargli domande. Ha scelto la strada delle dichiarazioni spontanee: pochi minuti appena. Si torna aula lunedì 16 gennaio, quando lo psichiatra avrà già consegnato la perizia. Quel giorno è fissata pure la discussione e poi la sentenza che indicherà il destino giudiziario di quell'uomo, partito dal Marocco per farsi una vita nuova e che invece ha troncato la sua e messo fine a quella di una donna fragile e senza colpa. 

 

Lucia Sorbino
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Paola Molino