La Cop28 di Nicolò Bertorello: «L’agricoltura deve affrontare i cambiamenti climatici»
«Ritorno dalla Cop 28 di Dubai molto arricchito a livello personale e dopo aver vissuto un’esperienza incredibile». Nicolò Bertorello, 30 anni, è tornato da poco dalla “Conferenza sul clima” che si è tenuta a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Laureato in Scienze Agrarie, Nicolò lavora nell'azienda agricola di famiglia a Revello.
Si trovava a Dubai in rappresentanza di Coldiretti, per l’evento finale del “Gymnasium”, un percorso di formazione organizzato dal World Farmers Organization, iniziato a febbraio e dedicato ai giovani futuri leader delle organizzazioni di agricoltori di tutto il mondo. L’italia partecipava con tre “alunni”, uno per ognuna delle tre grandi organizzazioni agricole (Cia, Coldiretti e Confagricoltura) scelti tra i dirigenti delle sezioni giovanili. Insieme a lui c’erano una ventina di giovani agricoltori da tutto il mondo: Finlandia, Australia, Nuova Zelanda, Brasile, «ognuno con la sua cultura, le sue differenze». Ognuno in rappresentanza di un modello agricolo diverso, con le sue esigenze, i suoi problemi e le sue soluzioni peculiari. «Confrontarmi con loro è stata un’esperienza molto formativa» racconta Nicolò. Insieme, durante tutto l’anno, hanno seguito corsi di networking, public speaking e negotiation, imparando a parlare in pubblico, a formare e consolidare relazioni e a negoziare un accordo ai più alti livelli della politica nazionale e internazionale.
Vista dall’interno, racconta Nicolò, la Cop 28 di Dubai è come una gigantesca fiera in cui continuamente ci sono migliaia di persone che si spostano e in cui ad ogni ora del giorno ci sono centinaia di convegni ed eventi pubblici.
«Al cuore della nostra formazione - dice Nicolò - c’è la consapevolezza che l’agricoltura deve tenere ben presenti i cambiamenti climatici». Quindi lavorare a una soluzione che possa mediare tra la necessità di avere cibo di buona qualità accessibile a tutte le persone del pianeta e quella di impiegare pratiche che non danneggino l’ambiente. A questo tema se ne legano molti altri. «In paesi come il nostro ci sono molte regole che limitano l’impatto ambientale dell’agricoltura, ma subiamo la concorrenza di Paesi in cui non ci sono regole altrettanto strette. Le certificazioni che sono richieste ai nostri agricoltori dovrebbero essere un valore aggiunto, ma quanti sono i consumatori davvero disposti a spendere di più per un prodotto a basso impatto ambientale? Dobbiamo continuare su questa strada, ma dobbiamo imparare a farlo capire ai consumatori. E allo stesso tempo dobbiamo fare in modo che anche gli altri Paesi alzino il livello dei propri controlli di qualità e impatto ambientale».
Nei prossimi mesi i partecipanti al Gymnasium potranno incontrarsi a Roma, all’assemblea annuale della WFO, con sede proprio nella capitale. «Di ritorno da questa esperienza sento di aver costruito qualcosa, di aver raggiunto un obiettivo grazie a tutto il lavoro fatto fino a oggi».
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Paola Molino