Doping al maneggio Dogonda di Pinerolo: condannati i Momo, padre e figlio
Condanna a un anno e 8 mesi per frode sportiva, esercizio abusivo della professione veterinaria e maltrattamento di animali: questa la sentenza emessa oggi, martedì 28, dal giudice Potito Giorgio del Tribunale di Torino per Gianandrea Momo e il padre Giuseppe, soci (non titolari come precedentemente scritto e ora smentito dallo stesso Gianandrea) della scuderia-maneggio Dogonda di strada Vecchia di Piscina 110 a Pinerolo.
Condannati pure al risarcimento del danno in favore della Fise, parte civile rappresentata dall'avv. Renato Cravero, per una somma provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro, oltre al pagamento delle spese legali.
Per i due pinerolesi, difesi dall'avv. Emanuele Marcovina, il processo, concluso oggi in rito ordinario, è iniziato il 6 dicembre dell'anno scorso.
L'indagine, coordinata dal Procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, era partita nell'ottobre 2020 quando, in occasione del concorso ippico nazionale tenuto ad Abbadia Alpina, i militari del NAS avevano eseguito prelievi di liquidi biologici sui cavalli vincitori dei quattro premi in palio, conquistati da Gianandrea Momo, e scoperto valori alterati. Gli investigatori rinvennero pure siringhe e medicinali ad uso veterinario, il cui solo possesso, in occasione degli eventi agonistici, è vietato dai regolamenti federali. A febbraio 2021, con gran eco mediatica, scattò il blitz, che portò al sequestro (presto revocato) dei 58 cavalli del maneggio e alla denuncia per i Momo (padre e figlio). Motivazioni tra 90 giorni. Facile anticipare che la difesa Momo proporrà appello.
Articolo modificato il 29-11-23 ore 12,10
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Paola Molino