Cassazione: confermata la condanna per l'ex Comandante del Nucleo operativo dei Carabinieri di Pinerolo
Quattro anni e 4 mesi di reclusione per corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio, assolto dall'accusa di circonvenzione d'incapace: è quanto aveva deciso il 19 dicembre dell'anno scorso la Quarta sezione della Corte d'Appello di Torino per il noto maresciallo Francesco Primerano, classe '54, ex comandante del Nucleo operativo dei Carabinieri di Pinerolo, finito a processo nell'ambito di una complicata vicenda (emersa in modo del tutto casuale nella primavera 2017, nel corso di un'indagine della pm torinese Elisa Pazè riguardante altri fatti) in cui si intrecciavano testamenti, eredità e comportamenti illegittimi.
Detto in estrema sintesi, secondo gli inquirenti Primerano avrebbe aiutato per anni l'amica, e poi coimputata, Caterina Odetto (58enne residente a Vigone) per consentirle di ottenere la consistente eredità dello zio Mario Audisio (deceduto nel gennaio 2017 a 75 anni). Un sostegno "capillare", che lei, nel giugno 2017 ricompensò con due assegni, per un totale di 25 mila euro, consegnati direttamente in Caserma a Pinerolo. L'ex comandante del Norm avrebbe quindi commesso "ripetuti atti contrari ai doveri d'ufficio", venendo meno ai principi di "imparzialità e di rispetto della legge". Quanto alla donna, la pena inflitta in Appello era stata di 5 anni e mezzo: per i giudici aveva corrotto l'ex maresciallo e circonvenuto lo zio Mario, facendogli firmare due lasciti a suo favore che di fatto annullavano il precedente testamento, con cui Audisio lasciava invece i suo beni alla coppia Pili-Bramato (parte civile con l'avv. Renato Cravero).
Entrambi si sono sempre dichiarati innocenti: «Solo il regalo di un'amica: ho la coscienza pulita. Ho sempre aiutato tutti e l'ho fatto anche in questo caso», ha continuato a ribadire Primerano, che ha sempre respinto quell'infamante accusa di aver "utilizzato a fini privati la propria carica pubblica". «Una ricompensa per l'aiuto che mi ha dato nello sbrigare complesse pratiche testamentarie», gli aveva fatto eco lei. Per gli inquirenti si trattò invece di un vero disegno corruttivo. Dopo l'udienza di ieri, giovedì 14 settembre, oggi è arrivata la pronuncia della Sesta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione (procuratore generale, la dott.ssa Elisabetta Ceniccola) che ha rigettato tutti i ricorsi presentati dalle difese di Primerano (avv. Maurizio Riverditi) e Odetto (avv. Luigi Marzi), confermando accuse e relative condanne (comprese le spese di giudizio).
Trattandosi di pene superiori a 4 anni di reclusione, e ormai passate in giudicato, a breve verrà data esecuzione alla sentenza e per entrambi, in base alla vigente normativa, dovrebbero aprirsi le porte del carcere.
«Giustizia è stata fatta anche e sopratutto per il povero signor Audisio, la cui vita e volontà erano state fino ad oggi impunemente calpestate», commenta l'avv. Cravero. Il battagliero legale, forte della sentenza odierna degli Ermellini, potrà così anche avviare la causa civile per rientrare in possesso dei beni che i testamenti falsi avevano di fatto sottratto ai suoi assistiti. L'avv. Riverditi invece non rilascia dichiarazioni.
Si è conclusa così definitivamente una pagina assai triste che, in particolare per l'Arma dei Carabinieri, ha un sapore decisamente amaro.
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Paola Molino