Politica: l'accordo Pd-Azione visto dai rappresentanti locali
L'accordo Letta-Calenda è stato siglato dopo giorni di trattative complicate, a meno di salti all'indietro dell'ultima ora (mai da escludere) la coalizione di centro sinistra dovrebbe ora esistere e correre in vista del 25 settembre. Le due forze politiche si sono accordate su due partite principali: proseguimento della cosiddetta Agenda Draghi e spartizione dei collegi. Su quest'ultimo punto ad ottenere il margine più vantaggioso è stato proprio Calenda: Pd e Azione si sono spartiti i collegi uninominali (dove si vota con il sistema maggioritario ed entra in Parlamento unicamente candidato il che prende più voti rispetto agli altri) il 70 per cento andrà ai democratici e progressisti e il 30 per cento ad Azione e +Europa. Ora c'è tempo fino al al 22 agosto per preparare le liste e i candidati, negli accordi però è stato deciso che non si potranno candidare negli uninominali figure dette "divisive", ovvero coloro che hanno da poco cambiato partito; la nota tocca principalmente Azione visto che nelle ultime settimane ha accolto tra le file molti transfughi anche illustri provenienti da Forza Italia. Anche il pinerolese non è esente, la deputata giavenese Daniela Ruffino (ex forzista, poi totiana e infine passata in Azione) non potrà quindi candidarsi all'uninominale, e dovrà giocarsela nel listino di Azione del plurinominale (dove si vota invece con sistema proporzionale).
L'accordo ha generato diversi e inevitabili malumori: i mal di pancia più forti ce li hanno quelli di Sinistra Italiana e Verdi, in netta divergenza con Azione sui temi (no Agenda Draghi e politiche ambientali per fare due esempi) e Di Maio che con Calenda negli anni passati non ha di certo maturato un ottimo rapporto; fatto sta che le tre forze hanno minacciato di mollare la colazione e non sono state sufficienti le proposte del diritto di tribuna (candidare i leader con il simbolo Pd) offerte dai democratici. Dall'altra ci sono Renzi e Italia Viva che con Azione ambivano alla costituzione del Terzo Polo moderato e centrista.
Insomma, un bel ginepraio politico. Ma cosa nel pensano i rappresentanti locali delle forze politiche nella partita?
Il capogruppo PD in Consiglio Luca Barbero spera ancora che la colazione di centro sinistra regga: «Tenere insieme forze molto diverse non è operazione facile. Nutro ancora qualche speranza che si vada tutti insieme. Il quadro politico è cambiato e lo slancio verso l'unione ha una valenza superiore». In merito all'accordo con Azione Barbero reputa il passaggio «Necessario, anche se il rapporto 70 a 30 nei collegi uninominali è sproporzionato, le trattative impongono che ci sia volontà da entrambe le parti di cedere qualcosa. Il Pd ha dimostrato forte senso di responsabilità». Secondo Barbero i vantaggi sono tangibili: «Il tempo è ristretto, i programmi sì contano, ma contano anche le alleanze larghe. Molti collegi che prima erano difficili da conquistare ora sono alla nostra portata se non addirittura blindati; uno fra tutti il collegio del Pinerolese uninominale alla Camera». E Renzì? « Non credo che sia un valore aggiunto, tralasciando le antipatie, ha fatto molti danni all'interno del partito, il suo modo di fare "o con me o contro di me" non è proprio del partito democratico, fondato sulla dialettica».
Luigi Pinchiaroglio (Azione) mantiene il suo piglio pragmatico: «La legge elettorale impone di fare delle scelte responsabili. L'accordo è più che accettabile è offre un programma concreto. Abbiamo dato all'elettore la possibilità di scegliere un'alternativa oltre alle destre non moderate e alle sinistre massimaliste. Il polo è social democratico e riformista simile a quello che fu il progetto di Veltroni». In merito ai dissapori con Sinistra Italiana e Verdi Pinchiaroglio taglia corto: «Il patto è stato firmato, se Sinistra Italiana e Verdi vogliono andarsene non ci strapperemo di certo i capelli». E poi c'è Renzi, qui a Pinerolo la partita con Italia Viva è più complessa perché insieme ad Azione già alle elezioni comunali del 2021 avevano unito le forze sotto il simbolo dei "Riformisti per Pinerolo", e ora sono state prese due strade diverse: « Mi dispiace che Italia Viva non ci sia, il nostro obiettivo rimane comunque quello di costruire una casa comune dei riformisti a prescindere di come andranno le elezioni. A Pinerolo i rapporti con Italia Viva sono ottimi, e il progetto dei "Riformisti per Pinerolo" andrà comunque avanti».
Chiude il quadro Stefano Ricchiardi, rappresentante di Italia Viva: «Personalmente non ho capito a mossa di Calenda, avrei ambito invece alla costruzione del Terzo Polo moderato. Se l'accordo tra PD e Azione andrà avanti, Italia Viva sarà l'unica forza a rappresentare il mondo moderato e a difendere ad oltranza l'Agenda Draghi. Per noi si aprono spazi elettorali significativi, il 5 per cento è alla nostra portata». Anche a livello locale sorgono i dubbi: «I rapporti personali con Azione sono buoni, ma dobbiamo aspettare l'esito delle elezioni, stare su due barricate diverse non aiuta nel progetto comune; le cose potrebbero cambiare, come rimanere immutate. Vedremo.»
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Paola Molino