La Cassazione rigetta i ricorsi: dalle centrali idroelettiche più soldi ai Comuni montani
Più soldi dai produttori idroelettrici ai Comuni montani, che ieri hanno vinto una battaglia importante: la sentenza numero 16157 delle Sezioni Unite Civili della Corte Suprema di Cassazione chiude un contenzioso che durava dal 2013, stabilendo che i Comuni montani devono percepire i sovracanoni da tutti gli impianti idroelettrici a prescindere da dove questi siano ubicati.
In pratica, non conta più l'altitudine della presa d'acqua, ma basta che sia ricompresa del tutto o in parte in un comune appartenende a un Bacino imbrifero montano. Questo ricomprende un maggior numero di centrali, e quindi di entrate tributarie. La novità era stata sancita già nella legge di stabilità del 2013 e ripresa dal collegato ambientale, grazie all'impegno di diversi parlamentari, tra i quali l'on. Enrico Borghi: l'ampliamento degli impianti ricompresi nell'obbligo riguarda da allora "tutti gli impianti di produzione di energia idroelettrica superiori a 220 kw di potenza nominale media, le cui opere di presa ricadano in tutto o in parte nei territori dei Comuni compresi in un bacino imbrifero montano già delimitato".
A questa norma si erano opposti i produttori con vari ricorsi, avviando il lungo contenzioso, concluso in grado definitivo a favore dei Comuni, e con il rigetto dei ricorsi. «Una importante vittoria per i territori montani italiani, che vedranno un aumento del gettito fiscale a loro favore» commenta l'Uncem Piemonte.
(Nella foto, un'immagine della centrale idroelettrica di Villar Perosa, in Val Chisone).
Vogliamo offrire un giornalismo che sia presidio di cittadinanza e di democrazia, forza trainante per il territorio, strumento per comprendere cosa succede nella nostra società e nel mondo.
Paola Molino