Su L'EcoEXTRA vi raccontiamo come nasce un abito sostenibile
L'industria della moda veloce continua a crescere, nonostante l'allarme di attivisti e ambientalisti sui dati di inquinamento e rifiuti prodotti. Eppure un'alternativa esiste, anche sotto casa.
L'EcoEXTRA di marzo vi porta al confine tra Perosa e Pinasca, in uno spazio ricavato all'interno di un ex mulino. È il laboratorio in cui Paola Paletto stende tessuti e cartamodelli, taglia e cuce gli abiti delle sue piccole collezioni o i pezzi unici de L'eccezione, vetrina online di capi realizzati con porzioni di tessuto o ispirati da slanci creativi estemporanei.
Il suo brand artigianale si chiama POL.IN couture, è nato nel salotto di casa sua da un'idea condivisa con Sefora Pons. «Mi piace pensare che chi sceglie Pol.in possa indossare un capo davvero sostenibile - spiega -, che sposi a pieno il concetto di consapevolezza del nostro essere e delle nostre azioni e che dia la possibilità di far parte del reale cambiamento che cerchiamo, attraverso un modello di sviluppo che parte dal rispetto verso ciò che ci circonda».
La sostenibilità e l'etica qui non sono concetti astratti: sono cuciti fra le trame di ogni abito appeso. Come le camicie che stanno nascendo in fibra di canapa recuperata da vecchie lenzuola del Cottolengo di Pinasca. Coltivata in zona, conservata con cura, con le cifre ricamate in rosso, sta per assumere una nuova forma. Sarà la materia prima con cui Paola realizzerà le nuove divise della Trattoria Gli Zappatori, il ristorante stellato di chef Christian Milone.
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Paola Molino