Tribunale: proroga di due anni, in arrivo il decreto del Ministro

Giovedì 5 Settembre 2013 - 15:42

Storia davvero sconcertante, quella della Riforma della geografia giudiziaria che il 12 settembre porterà alla soppressione di 31 tribunali sparsi in Italia, più 220 sedi distaccate. La Ministra Cancellieri non ha sentito ragioni: la Riforma s'ha da fare. E si farà. Non importa se, in alcuni casi, è un palese atto di ingiustizia, che oltretutto non porterà neppure significativi risparmi. Non importa neppure se il Parlamento, a più riprese e anche in modo trasversale, si è espresso contro, nè che i cittadini abbiano fatto piovere decine di migliaia di firme contrarie. La Riforma a giorni entrerà in vigore.

L'unica concessione della Guardasigilli è quella contenuta nel decreto che verrà emanato oggi e che il sindaco di Pinerolo Eugenio Buttiero ci anticipa, dopo aver sentito direttamente il Ministero. «Mi hanno detto che non si può fare un correttivo perché i tempi per l'avvio della Riforma sono stretti. Il decreto di oggi riguarderà 8 tribunali, tra cui Pinerolo e Alba. A queste sedi giudiziare (quelle con una giurisdizione superiore ai 180mila abitanti e sopravvenienze di oltre 6.874 fascicoli annui) è stata concessa una proroga di due anni per esaurire le udienze civili pendenti, mentre resta un anno per i procedimenti penali». Per Pinerolo cambia pochissimo: già il decreto ministeriale dell'8 agosto "regalava" un po' di tempo in più (12 mesi per la Procura , ma solo dieci al Tribunale) per poter completare la riorganizzazione logistica e del personale in vista del trasferimento a Torino, come previsto dall'art. 8 del decreto legislativo n. 155. Alba invece, che avrebbe dovuto traslocare fin da subito ad Asti, avrà ancora tempo due anni. Un biennio in cui tutti (non solo in Piemonte) sperano che le cose possano cambiare, per trasformare l'odierna soluzione tampone nella salvezza definitiva.
Buttiero: «È la conferma di un grande errore, con l'aggravante di esserne consapevoli». E ancora: «È la vittoria dell'apparato pubblico, unita all'ambizione sfrenata di qualcuno. La grande città ancora una volta è più considerata. Che amarezza! Il nostro è un paese tutto da rifare».
Così il sen. Lucio Malan: «Questo provvedimento è di gran lunga insufficiente: è la prova che la riforma non funziona. Continuerò a battermi per ottenere di più. Tuttavia, potrebbe rendere meno arduo un recupero, il giorno in cui ci fosse un governo che non se ne frega della volontà popolare espressa a grande maggioranza dal Parlamento». 

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Paola Molino