Angeli e Demoni, da Bibbiano a Pinerolo: l'intervista integrale a Claudio Foti
È difficile pensare che oggi in Italia ci sia qualcuno che non ha mai sentito parlare di Bibbiano, della Val d’Enza e dell’inchiesta Angeli e demoni che ha portato alla ribalta mediatica questa terra di confine tra le province di Reggio Emilia e Parma. In questi ultimi due anni e mezzo se ne è fatto un grandissimo parlare e un’altrettanto grande strumentalizzazione politica.
Qui, secondo i magistrati di Reggio Emilia, da anni sarebbe stato messo in piedi un imponente e redditizio sistema di gestione dei minori, con un giro d’affari di migliaia di euro, finalizzato ad allontanare i bambini dalle famiglie d’origine, collocarli in affido retribuito ad amici e conoscenti, e sottoporli ad un programma di sedute di psicoterapia su cui lucrare.
L’inchiesta partì nel 2018, e nel giugno del 2019 esplose: gli indagati iniziali furono trenta, amministratori, medici, assistenti sociali, psicologi, liberi professionisti. Alcuni di loro furono anche arrestati. Personaggio ritenuto centrale dagli inquirenti è un pinerolese: il dott. Claudio Foti, 70 anni, psicologo, psicoterapeuta e formatore assai noto, direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel di Moncalieri: un’autorità in materia di psicoterapia familiare, abusi su minori e cura del trauma. Uno a cui si rivolgevano i Tribunali di mezza Italia per le loro consulenze.
Per lui, che ha scelto di andare a processo con il rito abbreviato, giovedì 11 novembre è arrivata la sentenza di condanna del giudice del Tribunale di Reggio Emilia Dario De Luca: 4 anni di reclusione. Il prossimo anno (prima udienza l'8 giugno), andranno a processo invece tutti coloro che hanno preferito la strada del rito ordinario (compresa Nadia Bolognini, moglie di Foti e psicologa pure lei): saranno 17, mentre altri 5 per cui la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio sono già stati prosciolti dal gup in fase di udienza preliminare. Qualche altro dato ci rimanda il quadro di un procedimento giudiziario senz'altro "maxi", e non solo nei numeri: un centinaio i capi d'imputazione globalmente e a vario titolo contestati, 48 parti offese, 155 testimoni e 27 avvocati.
ACCUSE, CONDANNE E ASSOLUZIONE
Le accuse a carico di Foti, difeso dal legale romano Giuseppe Rossodivita e dal fiorentino Andrea Coffari, erano tre. La prima (quella per cui il professionista pinerolese era finito agli arresti domiciliari a fine giugno 2019) è la frode processuale: secondo l'accusa, adottando una psicoterapia “suggerente e suggestiva” avrebbe indotto una ragazzina al tempo minorenne (chiamiamola "Veronica") a confessare di aver subito abusi sessuali, di fatto inesistenti da parte del padre, "ingannando" in tal modo i giudici che si occupavano del suo caso e nel contempo causandole un grave danno psichico, vale a dire le lesioni gravissime di cui parla la seconda contestazione. Quanto alla terza imputazione, si tratta di abuso d’ufficio in concorso con altre persone, tra cui il sindaco Pd di Bibbiano Carletti. Per dirla semplicemente, Foti avrebbe ottenuto di lavorare presso la struttura comunale di Bibbiano chiamata La cura senza un regolare gara d’appalto e qui avrebbe fatto sedute di psicoterapia a prezzi troppo alti: 135 euro contro i 60/70 di mercato. Insomma, avrebbe lucrato sulle terapie e danneggiato la Pubblica Amministrazione.
In primo grado è stato assolto dalla frode processuale (perché il fatto non sussiste) proprio quella per cui era scattata la misura cautelare, mentre è stato condannato per gli altri due reati contestati: una sentenza che sembra certificare che la psicoterapia condotta da Foti può fare del male. Non cura, ma al contrario, com'è successo per "Veronica", danneggia.
Oggi il dott. Foti è qui pronto a spiegare le sue ragioni: avrebbe già voluto che gli fossero riconosciute in primo grado ma è convinto di riuscire a dimostrarle in Appello. Intanto lo fa nella nostra video intervista. Lo abbiamo incontrato nella sua casa di Pinerolo.
Lucia Sorbino
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