Il rifugio partigiano com'era durante la Resistenza: la baita della "Banda del Tetu" riallestita per il 25 aprile
L’ottantesima ricorrenza della Festa della Liberazione è stata segnata, a Pomaretto, dalla concreta riscoperta della storia, riportata in vita tramite l’inaugurazione di una delle baite utilizzate tra il 1943 e il 1945 dai partigiani della "Banda del Tetu". Il 24 Aprile un nutrito corteo è partito dalla piazza della Libertà, davanti al municipio, per raggiungere a piedi la baita alle 11,30, ascoltare i saluti e la presentazione e infine pranzare insieme.
Oltre che all’interessamento dell’Amministrazione comunale, il rilancio di questo rifugio partigiano si deve soprattutto all’iniziativa di un giovane pinerolese appassionato di storia locale, Stefano Martino, della classe 2003. « Frequento la Val Chisone da sempre perché i miei nonni materni abitano a Perosa Argentina, ma ho cominciato ad interessarmi alle vicende della Resistenza cercando le orme di un mio prozio paterno, Osvaldo, che sapevo essere stato un combattente a Pragelato – racconta Martino –. Per condividere i risultati delle mie ricerche e per reperire più agevolmente eventuali parenti di ex partigiani, ho aperto una pagina Facebook dal nome “Guerra in Val Chisone”, che in effetti, nell’autunno 2024, mi ha permesso di conoscere il consigliere comunale pomarino Piero Sanmartino e, tramite lui, il sindaco Danilo Breusa ». Abbiamo raccontato il progetto su Facebook nella scorsa edizione in pagina Cultura.
Da queste conoscenze a Pomaretto è quindi nata l’idea di valorizzare il territorio anche attraverso la rievocazione delle memorie belliche che esso conserva, ma in maniera concreta e coinvolgente, per far immaginare davvero ai cittadini che cosa possa essere stato quel periodo storico. « Piero Sanmartino mi ha presentato suo suocero, Gino Ribet, che è nato nel 1938 e ricordava la posizione esatta di una baita utilizzata come rifugio dalla banda partigiana locale del Tetu (dal soprannomedel suo comandante) – prosegue Stefano Martino –. Ci siamo andati e abbiamo constatato che era integra. Allora ci è venuta l’idea di allestirla, in occasione del 25 Aprile, in modo che tornasse ad essere il più possibile simile a quegli anni: al pian terreno, letti a castello, come ci ha suggerito Gino Ribet, corredati da vecchie giacche e gavette, mentre, al primo piano, una mostra fotografica con immagini d’epoca fornite dai parenti dei partigiani ».
Quest’inaugurazione ha portato con sé dunque una lunga ricerca effettuata casa per casa da questo giovane curioso, che ha trovato la collaborazione dei parenti dei partigiani, grazie ai quali ha raccolto non soltanto immagini e documenti, ma anche molte informazioni. Anche per questo, sono stati coinvolti i bambini della scuola primaria di Pomaretto, che raggiungeranno a piedi la baita partecipando inoltre alla posa di due targhe commemorative per i partigiani Guido Morello ed Erminio Long, nonché osservando le lapidi di due combattenti uccisi proprio lungo quel percorso.
«È proprio questo, per me, l’aspetto più importante: mostrare alle persone, soprattutto alle nuove generazioni, i luoghi in cui si sono svolti i fatti, dando loro una forma che nelle aule scolastiche è difficile cogliere », commenta ancora Stefano Martino.
Un’opinione condivisa anche dal sindaco Danilo Breusa, che presenta l’inaugurazione della baita come « un modo diverso di ricordare e rievocare, ovvero di far memoria, di un periodo particolare della nostra storia. La baita rimarrà sempre aperta, anche se non completamente allestita come per la Festa della Liberazione, cosicché anche i viandanti possano vedere i ricordi del passato senza doversi recare sul posto appositamente. Al momento non abbiamo in programma delle ristrutturazioni del rifugio poiché il tetto è in buone condizioni ».
Le foto sono di Massimo Bosco, uno dei primi cittadini a interessarsi attivamente alla baita e alla sua storia.
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Paola Molino