Recinti elettrificati che proteggono il bestiame domestico dai lupi. Il tema della difesa degli allevamenti di fronte all'aumento del lupo sulle Alpi è stato riportato all'attenzione da Uncem nazionale che promuove l'iniziativa del Parco nazionale Dolomiti bellunesi che ha deciso di consegnare i recinti a 29 allevatori nel bellunese che hanno partecipato ad un bando per la concessione, in comodato gratuito, di kit per la realizzazione di recinti elettrificati, idonei a circoscrivere unarea compresa in un perimetro di circa 250 metri.
«Un modello, quello del Parco, che secondo Uncem può essere preso d'esempio in molte aree alpine e appenniniche, con opportuni investimenti di Ministero dell'Ambiente (Transizione Ecologica), Ministero delle Politiche Agricole e dalle Regioni attraverso il secondo pilastro della PAC, dunque i Programmi di Sviluppo rurale» sostiene il presidente nazionale Uncem Marco Bussone.
«Nelle zone del bellunese, gli attacchi sono sempre favoriti dal fatto che le misure di protezione messe in atto per proteggere il bestiame sono spesso insufficienti. Per evitare predazioni è infatti necessario difendere il bestiame con recinzioni elettrificate adeguatamente alimentate e correttamente installate; recinti anche di grande altezza ma non elettrificati possono infatti risultare insufficienti per fermare il lupo. Da qui la decisione di dare un aiuto ai piccoli allevatori amatoriali, che detengono pochi capi a scopo affettivo, di dotarsi di idonei strumenti di prevenzione».
Un'o strumento di difesa del bestiame in alpeggio, quello dei recinti elettrificati, già favorito da alcuni anni nel Nord Ovest dagli incentivi della Regione Piemonte e dai progetti di sostegno agli allevatori connessi con il progetto Life WolfAlps, ma comunque non sempre facile da mettere in pratica per l'asperità dei terreni in alcuni alpeggi, dove è difficile evitare le predazioni anche in presenza di recinto come a fine luglio in Val Pellice.
«Garantire la coesistenza tra lupo e attività umane in montagna - spiega il Presidente del Parco, Ennio Vigne - è uno degli obiettivi del Parco. Grazie al progetto Life Wolfalps abbiamo già fornito, agli allevatori professionisti che operano allinterno dellarea protetta, idonei strumenti di prevenzione degli attacchi; ora doteremo anche gli allevatori amatoriali che operano nei 15 Comuni del Parco di recinzioni elettrificate che, lo ricordo, sono le uniche davvero efficaci per difendere gli animali domestici dagli attacchi del lupo". Al bando hanno risposto 35 allevatori che operano nei 15 Comuni del Parco; 29 tra essi sono risultati idonei e nei prossimi giorni riceveranno, in comodato gratuito, le recinzioni elettrificate acquistate dal Parco».
Nei giorni scorsi Uncem aveva scritto una lettera aperta sul tema del lupo, ribadendo di essere "Dalla parte degli allevatori", chiedendo il Piano nazionale Lupo che permetta di stabilire degli abbattimenti in deroga come in altri stati, ad esempio la vicina Francia, e suggerendo la necessità che questi siano concertati tra i Paesi che li applicano.
Ecco il testo della lettera indirizzata in primis a Mauro Morandi, allevatore in Aurano:
Preg.mo Mauro,
la lettera che lei ha trasmesso nei giorni scorsi a Uncem, ma soprattutto al Presidente della Repubblica, al Presidente della Regione Piemonte, all'Assessore regionale all'Agricoltura, al Prefetto, racchiude tutte le difficoltà degli Allevatori - come lei e i suoi Colleghi - che scelgono di restare in montagna e viverla. Sono sempre meno, tra mille difficoltà che quest'anno sono cresciute: dall'aumento del costo del foraggio, alla presenza dei cinghiali che distruggono prato-pascoli, dall'aumento delle superfici a bosco d'invasione alla presenza di lupi, in costante crescita. E proprio sui lupi e sulle molteplici recenti predazioni, sul suo territorio e altrove, lei si concentra nella lettera. Una problematica che Uncem conosce bene e sulla quale lavora da tempo con le Istituzioni, Comuni, Unioni montane, Comunità montane, Regioni.
Abbiamo chiesto in molte occasioni e ancora recentemente al Ministero dell'Ambiente, della Transizione Ecologica, di concertare e definire al più presto il "Piano lupo nazionale". Abbiamo più volte ribadito che va scritto e attuato d'intesa con gli altri Paesi europei alpini, Francia, Austria, Germania, Slovenia. Dobbiamo scriverlo insieme nel quadro delle Politiche europee su biodiversità e agricoltura. Quello che fanno altri Paesi alpini per contenere le predazioni, sia attuato anche in Italia, sulle Alpi, in forma sinergica. I piani di abbattimento, se si fanno altrove, vanno condivisi tra Paesi, Italia compresa. Il "Piano lupo" è da troppo tempo fermo al MITE, stretto tra polarizzazioni e anche condizionato da chi ancora vorrebbe, in perfetto anacronismo, chi vive sui territori montani "giardiniere della montagna". Crediamo invece, come Uncem, in uno sviluppo armonico che veda le imprese agricole e tutta la manifattura o il turismo, stare nella transizione energetica e affrontare la crisi ecologica con soluzioni green che non lascino indietro alcuno, che siano per le comunità.
Serve una chiara determinazione e una volontà di stare dalla parte degli allevatori, delle imprese agricole, degli imprenditori, giovani e meno giovani. Di certo, le nuove generazioni che lavorano sul territorio allevando capre, pecore, vacche e portando greggi e mandrie al pascolo, sono molte e vanno sostenute. Ma le Istituzioni devono farlo con concretezza. Va fatto subito, azionandoci insieme - parlo di Sindaci e Amministratori pubblici - sulla nuova PAC. Che deve premiare chi veramente sta nei territori montani tutto l'anno e garantisce, con il suo operato e le sue imprese, dei "servizi ecosistemici-ambientali". Abbiamo più volte detto che vanno arginate - togliendo contributi e anche rivedendo il sistema dei titoli - le grandi imprese delle pianure che portano poche settimane l'anno i loro capi nelle zone alte alpine e appenniniche. Spesso possono fare "offerte" sull'affitto di pascoli pubblici o anche privati di gran lunga superiori a quello che possono offrire imprese locali. Cosi si generano sperequazioni e si mettono in crisi le imprese del territorio. Questo, sommato a tutte le altre problematiche, le porta in sofferenza e anche a chiudere. Premiamo invece le imprese agricole tutto l'anno in montagna, rivedendo anche il sistema dell'"indennità compensativa". La PAC per i territori montani deve essere diversa dal passato. E così il PSR che è finito per agevolare - anche su insediamento e miglioramento - partite iva già esistenti e la successione generazionale. Non hanno molto spesso favorito, i bandi, le nuove imprese di nuovi imprenditori formati e usciti da scuole efficaci che vanno fatte crescere. Penso all'Istituto Lattiero Caseario di Moretta, al Formont, all'Institut Agricole di Aosta, a San Michele all'Adige-Fondazione Mach, a tutti gli Istituti superiori Agrari e a tanti altri centri di formazione per allevatori, margari, imprenditori agricoli. PSR e Fesr li devono sostenere, potenziandoli. Diamogli forza, strumenti, risorse.
Ancora, sul lupo, come Uncem vogliamo essere chiari: Uncem sta dalla parte degli allevatori. Delle imprese, degli imprenditori come lei.
Lo abbiamo detto più volte anche riferendoci ai cinghiali: gli agricoltori e gli allevatori sono vittime di un'invasione che va contenuta con un piano chiaro e forte di abbattimento degli ungulati. Chi dice il contrario, vada a parlarne con qualche imprenditore agricolo in zone rurali e alpine italiane. Poi torna a dirci cosa ne pensa. Se ha soluzioni migliori, vi sono diversi territori pronti, candidati, a sperimentarle. Ma non si perda più tempo.
Sul lupo, occorrono strategie di contenimento efficaci e durature. Sono tanti, in aumento, forse troppi. I programmi di mappatura avviati sulle Alpi non sempre hanno riconosciuto che i lupi mangiano anche pecore, capre, sbranano vacche e quel che trovano. Se il cane non è adeguato, fa una brutta fine. Per questo occorre investire risorse del PSR anche sui cani, e che siano quelli giusti e non quelli timidi. Uncem sta dalla parte degli allevatori e degli imprenditori agricoli, da sempre. Senza dubbi. I Ministeri competenti per materia - Politiche agricole e Ambiente - lavorino per proteggere un'agricoltura di montagna che non può vedere operatori e allevatori soli, in alpeggio o vicino alla stalla, perché non hanno soldi per pagare collaboratori. E manco possiamo avere personale preso per caso, anche da qualche Paese extraeuropeo, e mandato lì in alpeggio allo sbaraglio. È già successo. Senza demagogia abbiamo detto che non va bene, pur ribadendo che negli ultimi anni, solo l'immigrazione e la presenza di stranieri ha salvato intere filiere produttive agricole, zootecniche e della trasformazione lattiero-casearia in tante parti d'Italia, in tante stalle, più o meno alte. Questo processo va guidato con serietà, lungimiranza, formazione, senza ideologia e faciloneria interpretativa.
Stiamo con gli allevatori e non possiamo moralmente accettare che un allevatore, come lei, sia solo, in alpeggio, con il suo cane pure lui solo, a urlare contro lupe e piccoli che arrivano addosso al suo gregge. Sta succedendo troppo spesso, nell'Ossola come nelle Valli Cuneesi e nelle Valli di Lanzo (penso al suo collega Sergio Rossatto, nelle Valli di Lanzo). I lupi vanno contenuti con soluzioni efficaci a vantaggio degli allevatori e della biodiversità che le imprese agricole e zooteniche custodiscono nei loro allevamenti nei Comuni montani, sui versanti, in quota.
Con viva cordialità,
Marco Bussone
Presidente nazionale Uncem
Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani
News aggiornata alle 12:54 del 19/08/2022