Cumiana: chiuderà la Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la lettera di alcuni cittadini
Un cambiamento epocale nel cuore di Cumiana: chiude la casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice di via Paolo Boselli e, quasi certamente, nel giro di pochissimi anni, potrebbero chiudere tutte le attività connesse al Centro, dal Ciofs alla scuola dell’infanzia, dall’oratorio all’Estate Ragazzi, per concludersi con la sede dell'Unione ex-allieve e dei Salesiani Cooperatori. La decisione pare ormai irrevocabile, nonostante i numerosi tentativi e le trattative provate a più riprese e a ogni livello.
Per Cumiana questo potrebbe rivelarsi un duro colpo a livello sociale, scolastico, economico. Da qui un gruppo di cittadini e cittadine cumianesi ha deciso di prendere carta e penna e scrivere una lettera che qui pubblichiamo integralmente per esprimere preoccupazione.
Le suore salesiane lasciano Cumiana dopo 70 anni: un addio senza eredi?
Dopo oltre settant'anni di presenza creativa e incisiva nel tessuto sociale e educativo di Cumiana, le Figlie di Maria Ausiliatrice si preparano a lasciare il paese. Una decisione che ha rattristato molti cittadini e che apre interrogativi profondi sul futuro dell'opera educativa da loro avviata. L'addio, previsto il prossimo anno, non è solo simbolico: rappresenta la chiusura di un capitolo importante per la comunità cumianese e, più in generale, per il territorio pinerolese. La casa delle suore, da sempre punto di riferimento per generazioni di bambini, ragazzi e famiglie, sembra destinata a cambiare funzione. E ciò che colpisce è l'assenza di un progetto che possa raccogliere e rilanciare il carisma educativo salesiano, profondamente radicato nello spirito di Don Bosco. Ma ciò che forse rattrista di più non è solo la dipartita delle suore in sé, bensì il fatto che, nel tempo, non si sia mai riusciti ad avviare un confronto chiaro, schietto e onesto su come proseguire il cammino iniziato.
Più volte, da parte del territorio, è stata chiesta una collaborazione sincera, un dialogo aperto per riflettere insieme sul futuro dell'opera. Ma quelle porte, purtroppo, sono rimaste spesso chiuse. L'impressione è che non sia mancata la disponibilità a parlare, ma la reale volontà di ascoltare. Non mancano proposte né buona volontà sul territorio. Diverse realtà locali, laiche e religiose, si sono dimostrate disponibili a collaborare per trovare una continuità. Ma da parte dell'Istituto, al momento, prevale un atteggiamento più orientato alla valorizzazione economica dell'immobile, che alla salvaguardia del patrimonio pedagogico e spirituale costruito in decenni di servizio. In un'epoca in cui il senso di comunità e l'investimento nell'educazione sembrano sempre più rari, la decisione delle suore lascia l'amaro in bocca. Non solo perché segna la fine di una presenza storica, ma soprattutto perché spezza un filo che, con il giusto ascolto e un pizzico di coraggio, avrebbe potuto continuare a intrecciare futuro e tradizione.
Resta però una domanda sospesa nell'aria: cosa significa oggi custodire il carisma salesiano? Don Bosco avrebbe davvero scelto la strada della resa silenziosa e della rendita, o avrebbe cercato, con la sua audacia e fede incrollabile nella Provvidenza, nuove vie, anche in mezzo alle difficoltà? È ancora attuale il coraggio di rischiare, di restare poveri per essere ricchi di relazioni e di futuro? Oppure anche la missione educativa deve ora piegarsi alla logica del mercato? Il dubbio è legittimo. La comunità, in attesa di risposte, continua a guardare verso quella casa con affetto, ma anche con un nodo alla gola. Perché ci sono partenze che non sono solo fisiche, ma spirituali. E fanno più rumore del silenzio. Ciò che fa male e lascia tutto un paese sconcertato e nello sconforto è certamente l'aver dimenticato lo spirito di famiglia tipicamente salesiano che non ha permesso una condivisione dal basso (forse erano state informate preventivamente solo le autorità civili e religiose) e non quella base di ex allieve/i, cittadine/i cumianesi che tanto hanno ricevuto nel tempo e che ancora oggi speravano di poter offrire a figli e nipoti!! Forse si potevano o forse si potranno ancora trovare... soluzioni negoziabili, alternative alla chiusura delle opere con altre modalità più partecipative, più di vicinanza alle persone e di ascolto del territorio”.
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Paola Molino