Memoria: il museo cuneese che raccoglie le storie di 357 ebrei internati in Piemonte
Tra 1943 e 1945 nell’Italia del Nord e nella Francia del Sud tante strade, troppe, portavano a Borgo S. Dalmazzo. Portavano a un’ex caserma degli alpini che i nazisti avevano trasformato in un campo di concentramento e transito. E poi alla vicina stazione ferroviaria, dalla quale centinaia di persone sarebbero partite su carri bestiame alla volta di Auschwitz passando per Drancy (Francia), Fossoli o Bolzano. Trecento cinquanta sette persone, la maggior parte delle quali non avrebbe più fatto ritorno.
Tra di loro c’erano appena 23 italiani. Gli altri provenivano da 23 nazioni diverse.
Da tutta Europa, a causa delle persecuzioni in corso, erano affluiti nella porzione di Francia sotto occupazione italiana nella speranza di ricevere un trattamento più umano. Dopo l’8 settembre in 900 seguirono i soldati italiani che tornavano a casa attraverso le montagne. In tanti finirono nel campo di concentramento di Borgo, e da lì ad Auschwitz.
La storica Adriana Muncinelli, con l’aiuto della giovane collega Elena Fallo, per oltre vent’anni ha cercato i pezzi delle loro storie negli archivi di mezza Europa. Grazie al loro lavoro, quelle storie oggi vengono raccontate nel percorso didattico gratuito Memo4345.
Memo4345 è un polo culturale che starebbe bene in una capitale europea grazie alla straordinaria capacità di riportare la Storia all’essenziale: i nomi, i cognomi e i volti delle persone che l’hanno subita. Attraverso le storie di quegli sconosciuti, la casuale varietà delle loro esistenze, riusciamo quasi a riconoscere noi stessi e le nostre famiglie, perché di diverso hanno, abbiamo, solo il nome.
Abbiamo raccontato una di queste storie sull'Eco di mercoledì 22
Vogliamo offrire un giornalismo che sia presidio di cittadinanza e di democrazia, forza trainante per il territorio, strumento per comprendere cosa succede nella nostra società e nel mondo.
Paola Molino