Uccise i cani Argo e Fiamma, il cacciatore non sarà processato: le reazioni
Il cacciatore che ha ammesso di aver ucciso i cani Argo e Fiamma, nei boschi di Perrero, sparando un colpo per ogni animale con il suo fucile, non sarà processato. Al termine delle indagini il Gip ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dal Pubblico ministero. Di fatto la tesi accolta dal Giudice per le indagini preliminari è quella avanzata dalla difesa: non sarebbe stato possibile dalle carte determinare con certezza la volontarietà prevista dall'articolo 544bis del Codice penale che regola l'uccisione di animali come delitto.
Con l'archiviazione non c'è stato un dibattimento, né i proprietari dei cani sono mai stati interrogati o hanno potuto produrre le 300 pagine di prove e perizie raccolte nell'ultimo anno. Uno di loro, Maurizio Barale, che con la moglie Angela Meloni gestisce il Rifugio Lago Verde di Prali, in quel mattino del dicembre 2023 stava facendo una passeggiata con i cani su un sentiero vicino a casa. Subito dopo aver sentito i due spari ha visto l'uomo scappare, lo ha inseguito e raggiunto. Uno dei due cani era morto sul colpo. L'altro è stato trovato gravemente ferito e purtroppo non è stato possibile salvarlo.
La LAC Pinerolo ha commentato così la notizia dell'ordine di archiviazione: «Argo e Fiamma sono stati uccisi due volte. Le sentenze si rispettano anche quando non si conformano alle nostre aspettative ma ciò non impedisce di esprimere tutto il nostro sconcerto davanti ad un simile esito giudiziario. Resta l'amarezza di una giustizia che sentiamo negata».
Tra sofferenza e incredulità i padroni dei cani hanno spiegato all'Eco del Chisone le loro riflessioni, dimostrando un equilibrio esemplare: «Abbiamo pensato molto a cosa possiamo dire perché il nostro intervento sia almeno utile alla collettività - commenta Maurizio Barale -. La decisione del Gip ci ha colti di sorpresa e anche amareggiati. Non pretendiamo di sapere come sarebbe finito il processo, ma secondo noi era possibile stabilire la responsabilità con un'analisi dei fatti accurata in fase processuale».
Molte altre riflessioni sulla responsabilità nell'usare un'arma letale («È inquietante che si possa uccidere e poi basti dire "mi sono sbagliato, ho visto delle ombre", per ben due volte») sulla sicurezza nei boschi e sul senso che questa discussione può ancora avere per la collettività e i frequentatori della montagna, nella lunga intervista pubblicata oggi sull'Eco del Chisone in edicola, anche in versione digitale.
Vogliamo offrire un giornalismo che sia presidio di cittadinanza e di democrazia, forza trainante per il territorio, strumento per comprendere cosa succede nella nostra società e nel mondo.
Paola Molino