Pinerolo: ha chiuso Gavuzzi-Frajria, simbolo di una città che non esiste più
Il 31 dicembre una storia lunga oltre duecento anni si è conclusa: il negozio Gavuzzi Frajria ha cessato l'attività e non riaprirà. Cala così il sipario su uno dei luoghi simboli e iconici della città. Generazioni di pinerolesi da quella porta che si affaccia su piazza Facta sono entrati almeno una volta; tutti si sono fermati davanti a quelle vetrine così eleganti e allestite con la cura che solo una mano di altri tempi può sfoggiare. Ora è tutto vuoto, rimangono dei teli messi a copertura.
È mercoledì, a Pinerolo c'è il viavai del mercato. Bussiamo. Si affaccia un signore distinto, con il sorriso sul volto e la gentilezza del commerciante: «Venite, accomodatevi. Vi aspettavamo».
È Andrea Daneo, uno dei due proprietari. Dietro di lui nella saletta dedicata agli oggetti di antiquariato e argenteria la moglie Luisa Frajria sta sistemando e inscatolando gli ultimi oggetti che fino a pochi giorni prima erano in vendita: «Qualche cliente più affezionato ci chiede ancora di acquistare; tutto il resto lo teniamo e lo regaleremo alle persone a noi care». Andrea e Luisa sono indaffarati, il telefono squilla in continuazione e di lavoro ce n'è tanto. Così come ce n'è tanta di storia da raccontare. Le foto d'epoca e i documenti appesi al muro sono lì a dimostrare la strada percorsa nei secoli. Si parte dall'800 con le prime testimonianze e i primi passi dell'attività che all'inizio si chiamava solo Gavuzzi e la prima vetrina in piazza Cavour. Il prezzario a fianco racconta un mondo che non esiste più: «Si vendeva merce per le attività di tutti i giorni, ferramenta, oggetti per la casa, attrezzi per il lavoro in campagna. C'era di tutto e i clienti arrivavano da tutto il circondario, dai monti e dalla pianura per fare il pieno. Quel negozio era diventato una certezza, "Se vai da Gavuzzi c'è di sicuro" si diceva in giro».
Negli anni Venti del 900 il nome è diventato Gavuzzi-Frajria, nuovo socio, e lentamente la vendita è cambiata come è cambiata la società. «Nel 1993 ci siamo spostati in piazza Facta; abbiamo tenuto una parte dedicata ancora alla ferramenta e ai piccoli oggetti casalinghi, in più siamo diventati di fatto un negozio di antiquariato». Ma sarebbe riduttivo definire quel posto solamente un negozio. È di più: un piccolo museo. «Abbiamo tenuto molti mobili, il bancone dove accogliamo i clienti è lo stesso dell'Ottocento». Su quel ripiano una grande registratore di cassa argentato spicca su tutto: «È un pezzo da collezione unico dell'inizio del secolo scorso, arriva dall'America, Ohio». Esposto all'ingresso c'è anche un telefono del 1905, «Riporta il numero 10, perché è stato il decimo apparecchio allestito a Pinerolo, forse il primo di un'attività privata».
Ora tutto questo verrà smontato. «Lavoriamo da oltre cinquant'anni, abbiamo raggiunto una certa età (Andrea Daneo compirà 82 anni, ndr) ed è giusto chiudere questa parentesi. Ci mancherà il contatto con i clienti, aprire il negozio tutti i giorni. Ma non ci fermiamo, vogliamo toglierci lo sfizio di qualche viaggio. Soprattutto negli Stati Uniti dove lavora nostra figlia».
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Paola Molino