Caso Bibbiano, lo psicologo Claudio Foti condannato a 4 anni
Quattro anni di reclusione per abuso d'ufficio e lesioni (caduta invece la frode processuale): questa la sentenza emessa pochi minuti fa, dopo tre ore di Camera di Consiglio, dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Reggio Emilia, Dario De Luca per il 70enne psicologo Claudio Foti, imputato nell'ambito dell'inchiesta "Angeli e Demoni" relativa a un presunto giro di affidi a Bibbiano e in Val d'Enza. La Procura (pm Valentina Salvi) nella requisitoria del 7 ottobre aveva chiesto una condanna a 6 anni. Come Foti, aveva scelto di chiudere il processo in rito abbreviato, solo un'assistente sociale, il cui ruolo sarebbe marginale. Tutti gli altri 22 imputati andranno invece a dibattimento.
La ricostruzione
Frode processuale, lesioni dolose gravissime e abuso d'ufficio: sono queste le accuse cui il noto psicologo e psicoterapeuta pinerolese era chiamato a rispondere dalla Procura di Reggio Emilia. Tre capi d'imputazione sui 106 contestati globalmente ai 24 rinviati a giudizio nell'ambito della mega indagine su un presunto giro di affidi illeciti a Bibbiano e in Val d'Enza. "Angeli e demoni" fu battezzata quella che ormai da due anni e mezzo tiene banco su tutti i media. Trenta gli iniziali indagati, con 11 misure cautelari, tra cui Foti (già direttore scientifico del Centro Hansel e Gretel di Moncalieri) e la moglie Nadia Bolognini, psicologa pure lei e residente a Roletto.
Per la pm Valentina Salvi è proprio lui la chiave dell'inchiesta. Lui ad aver manipolato la mente di una ragazzina inducendola a ricordare abusi sessuali mai subiti (e provocandole quindi gravi traumi), lui ad aver messo in piedi un sistema per gestire illecitamente gli affidi di minori e lucrare sulle psicoterapie svolte presso la struttura "La cura" di Bibbiano (135 euro a seduta, contesta la pm, a fronte di "un prezzo medio di mercato di 60/70 euro") dove sarebbe stato incaricato senza regolare gara d'appalto. Accuse che Foti ha sempre respinto. I suoi legali, avv. Giuseppe Rossodivita e Andrea Coffari, nel corso delle recenti e appassionate arringhe ne avevano chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste". Il gup oggi ha deciso altrimenti.
Articolo modificato alle ore 16,18 dell'11-11-21
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Paola Molino