I numeri
• Le ferrovie nell'Italia da unire: il primo tratto collegava Napoli con Portici nel 1839, 7.411 metri dalla capitale del Regno delle Due Sicilie alle ville dei Borboni in periferia. Nel 1840 i km erano 20, 81 nel 1843, 152 nel 1845, 620 nel 1850, 1.000 nel 1854 e 2.772 nel 1861, Cavour scrisse nel 1846 un trattato in francese sulla necessità di realizzare nel Regno di Sardegna un'efficiente rete ferroviaria. Nei vari Stati italiani lo scarto dei binari era diverso e i tracciati erano interni e non andavano oltre i confini. Nel 1915 il Piemonte era la prima regione con 1.034 km, seguita dalla Toscana con 774. Quarta la Lombardia con 683. Ultima la Calabria con 76.
• Analfabetismo di massa, un'altra piaga dell'Italia unita. Dal censimento del 1862 risulta che nel Nord su 1.000 residenti vi erano 461 analfabeti maschi e 574 donne; nel Centro 641 e 750 e nel Sud e Sicilia si raggiungeva la cifra di 435 maschi e 938 donne analfabete.
• Fatta l'Italia, iniziò l'emigrazione verso l'America, l'Australia e molti Stati europei in un crescendo continuo fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Dal 1876 al 1880 gli emigrati furono 544.000 per aumentare a 2.770.000 negli anni dal 1901 al 1905. Inizialmente la maggioranza degli emigrati partiva dal Nord (8 milioni), poi dal Sud (6,5 milioni) e dal Centro (1,8) nell'arco di tempo dal 1886 al 1925. Secondo le stime ufficiali dal 1871 al 1971 l'Italia ha perduto circa 9,5 milioni di abitanti. L'emigrazione piemontese e ligure verso la Francia della prima metà dell'Ottocento con circa 80.000 partenze verso la Savoia, la Provenza e il Nizzardo fu quindi un fenomeno contenuto se paragonato a quello post unificazione.
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Paola Molino