DUE PINEROLESI AD HAITI E IN CILE: ECCO COS'HANNO VISTO
RIFREDDO - C’era anche Stefano Viso - 26 anni, originario di Rifreddo - a Santiago del Cile, quando alle 3,34 di notte (7,34 in Italia) la terra ha tremato. Un violentissimo terremoto (8,8 gradi della scala Richter) il cui epicentro è stato registrato a circa 300 chilometri a sud della capitale cilena, a 59 km sotto il livello del mare.
In Cile Stefano ha intrapreso un’attività di commercializzazione all’ingrosso di frutta per conto di una ditta cuneese. Giunto nella capitale nel novembre 2008 ha trovato alloggio in un edificio modernissimo di 15 piani nel quartiere della Providencia, dove vive per più di sei mesi all’anno (al fine di mantenere la residenza cilena).
La notte del terremoto, Viso - che abita al dodicesimo piano - ha avvertito un forte boato seguito da una oscillazione costante durata un minuto e mezzo circa: «Sono caduti piatti, suppellettili e tutto ciò che avevo in cucina. Il letto scivolava da una parte all’altra della camera e il terrore era “palpabile”. Ho sentito l’allarme terremoto e sono uscito sul pianerottolo. L’ascensore era bloccato e siamo scesi tutti all’esterno dell’edificio, così come eravamo, appena fuori dal letto. Siamo stati li ad aspettare, al buio, con i cartelloni pubblicitari che oscillavano».
(continua)
Giorgio Giaimo: «Nelle tende, sotto la pioggia» Giorgio Giaimo è tenente colonnello dei Carabinieri, da due anni distaccato all'Onu. Dal 2008 lavora infatti all’interno del Dipartimento di peace keeping delle Nazioni unite e si occupa delle varie attività delle componenti di Polizia schierate nelle missioni Onu sparse in tutto il mondo. Vive a New York, ma ha vissuto in prima persona il dramma del terremoto di Haiti. È appena tornato da Haiti. Quale compito le è stato affidato? «Il mio viaggio ad Haiti si è inserito nel contesto di una visita di una delegazione del Dipartimento di peace keeping delle Nazioni unite. Lo scopo era quello di valutare la situazione della Polizia di Haiti per finalizzare un Piano di sostegno, già avviato immediatamente dopo il sisma, e valutare possibili misure per incrementare la capacità della componente di Polizia inserita nel quadro della missione dell’Onu che si trova in Haiti dal 2004». Ha visto il disastro, cosa l'ha colpito di più? «L'infinità di campi di sfollati: non si contano, dai più organizzati a quelli improvvisati da gruppi di persone che hanno deciso di attendarsi nelle vicinanze delle loro abitazioni crollate, un segno evidente che non vogliono lasciare quel poco che avevano. Solo volando su Port au Prince in aereo o in elicottero ci si può rendere conto dell'infinità di campi esistenti». (continua)Vogliamo offrire un giornalismo che sia presidio di cittadinanza e di democrazia, forza trainante per il territorio, strumento per comprendere cosa succede nella nostra società e nel mondo.
Paola Molino