Intitolato a Lidia Poet, della Val Germanasca e prima donna laureata in legge in Italia, un giardino di fronte al Tribunale di Torino
Nei giorni scorsi, a Torino, è' stata intitolata a Lidia Poet l'area giochi interna al giardino "Nicola Grosa", di fronte al Palazzo di Giustizia, fra i corsi Inghilterra e Vittorio Emanuele II.Non è il primo caso: nel 2018 la città di Verona ha intitolato l'area antistante la Corte d’Assise alla prima avvocata d'Italia.
La targa ricorda la prima donna in Italia ad essere iscritta all'Ordine degli avvocati, nel 1883.Classe 1855, Lidia Poet nasce in una famiglia di fede valdese in Val Germanasca, in una piccola frazione di Perrero, Traverse; nel 1881, prima donna in Italia, si laurea in legge con la dissertazione "Studio sulla condizione della donna rispetto al diritto costituzionale e al diritto amministrativo nelle elezioni. La sua iscrizione all'Albo degli avvocati e dei procuratori, però, fu annullata dalla Corte di Appello di Torino, in seguito al ricorso del procuratore generale del re presso la stessa Corte. Inammissibile per molti a quel tempo immaginare un donna, "naturale angelo del focolare" indossare tocco e toga.
Battuta sul piano giuridico, Lidia Poet non si ripiegò su se stessa: girò l'Europa con conferenze sui diritti delle donne e la difesa dei più deboli; ha partecipato al Consiglio Internazionale delle donne; è stata nominata Officier d'Accadémie dal governo francese e ha ricevuto una medaglia d'argento per l'impegno profuso nella <croce rossa durante la prima guerra mondiale.
Per le donne italiane, nell'avvocatura non ci sarebbe stato posto ancora per molti anni. Soltanto con l'approvazione della legge 1176 del 17 luglio 1919 alle donne fu consentito a pari titolo degli uomini l'esercizio delle libere professioni e di tutti gli impieghi pubblici, con alcune eccezioni. Lidia Poet, ormai una signora di 64 anni, chiese comunque di l'iscrizione all'Albo degli avvocati di Torino, e iniziò a esercitare la professione.
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Paola Molino