Stalking: prima condanna a Pinerolo

Sette mesi e 15 giorni, ma la pena l'ha già scontata
Montedoro, denunciato dall'ex-compagna, torna libero

Ansia, stress, paura: chi è vittima di stalking è costretto a farci i conti. Ogni giorno. Lo hanno detto bene i relatori di un interessante convegno organizzato sabato 24 dalla Procura di Pinerolo. Loro hanno raccontato la "teoria" di questa novità normativa: art. 612 bis del Codice penale.

Lunedì 26 invece lo stalking è diventato vita vissuta. Dalla teoria alla pratica. E il dramma degli "atti persecutori" si è consumato in diretta, in un'aula di tribunale. Per Pinerolo, era la prima volta. Una storia dolorosissima in cui si è toccato con mano la "persecuzione". L'ossessione delle minacce, lo stillicidio di messaggi, intimidazioni, pedinamenti. Quelli che per anni Isabella B. ha subito in silenzio. «È sempre stato molto bravo a farmi sentire in colpa», aveva detto la donna, quasi per discolparsi. Non vuole soldi, non chiede risarcimenti. Per questo non si è costituita parte civile (pur appoggiandosi all'avv. Graziella Chiara). Cerca solo un po' di serenità.

Lui, l'ex-compagno diventato aguzzino, è Lorenzo Montedoro, cinquantenne residente a Torino ma di fatto senza fissa dimora. Si erano conosciuti sei anni fa, in carcere alle Vallette, dove lui era detenuto e lei era impegnata nel sociale. Un uomo all'apparenza mite, con una parlantina brillante, perfin seduttiva. Un'apparenza, dietro cui si celava una personalità contorta che solo pian pian si è svelata. Anni tormentati, costellati di percosse e maltrattamenti. Che ora il giudice Gianni Reynaud ha riqualificato e riunito sotto il cappello dello stalking.

A settembre 2009, Isabella sporge finalmente denuncia e si rivolge ai Carabinieri di Perosa che il 14 di quel mese arrestano Montedoro nel dormitorio pubblico di via Ortensia di Piossasco, a Pinerolo. Da allora è sempre stato sottoposto a misure di custodia cautelare, prima in carcere a Ivrea e poi agli arresti domiciliari in un centro di assistenza.

Il giudice, lunedì scorso, l'ha condannato a 7 mesi e 15 giorni (il Vpo Mara Mancardo aveva chiesto due anni). Una sentenza emessa dopo che l'imputato, assistito dall'avv. torinese Davide Vettorello, si era sottoposto ad un lungo interrogatorio in cui Reynaud gli ha chiesto conto, tra l'altro, di decine di sms dal tono minaccioso.

Ora per Isabella non resta che tentare di riacquistare un po' di serenità. Obiettivo non facile, tanto più che proprio giovedì 29 termina il periodo di detenzione e da venerdì Montedoro torna in libertà.

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Paola Molino