Conti in ordine ma casse congelate

Anche i Comuni del Pinerolese soffrono un rigido Patto di stabilità, si chiedono modifiche
Le conseguenze: azione anticrisi ostacolata, mancato avvio di opere ai pagamenti in ritardo

Poco più di un anno fa scesero in piazza i sindaci piemontesi, incatenandosi in piazza Castello per protestare contro i vincoli del Patto di stabilità. Avanzi di amministrazione impossibili da impiegare, residui passivi bloccati: nozioni magari di non così diretto impatto per l'opinione pubblica, eppure oggetto di nuove eclatanti mobilitazioni, come quella del fronte di sindaci lombardi che ha chiesto al Governo una maggior flessibilità nell'adozione delle linee del Patto. Non sono questioni appannaggio dei contabili: in ballo, fa notare il fronte degli amministratori locali, ci sono potenzialità inespresse da non confondere con una propensione al mancato rispetto dell'invocato rigore finanziario.

Insomma, dal livello comunale giunge pressante - e con contorni non certo ristretti ad un unico schieramento politico - la richiesta ad allentare la morsa, per garantire opere pubbliche e servizi. «Ribadiremo nuovamente le nostre obiezioni tra qualche giorno in una riunione a Collegno, resta il controsenso di una misura che congela le capacità di investimento di Comuni con i conti a posto, a fronte della necessità di fare investimenti per le piccole opere. E invece lo Stato fa cassa con le nostre mani legate» spiega il sindaco di Rivalta e presidente Anci Piemonte, Amalia Neirotti. In ambito rivaltese, dove si sono avuti investimenti di sei milioni di euro e tre milioni di avanzo inutilizzabile, «nel 2010 si è riusciti a mettere a bilancio risorse per fronteggiare l'emergenza sociale solo grazie ad una concomitante riduzione del peso dei mutui» continua Neirotti.

Aldo Peinetti

(continua)
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