Nell’ambito del progetto "Erre come rifiuto e come risorsa", intervistando i nonni sulle abitudini del passato abbiamo scoperto che i cibi più frequenti erano la polenta, la pasta, il pane, il latte e i formaggi, le verdure e la frutta; la carne si mangiava solo in casi molto rari, ad esempio nei giorni di festa. Se ne rimaneva, veniva consumato il giorno dopo e quello dopo ancora, inserito magari in frittate, polpette, ecc. Solo quando era proprio immangiabile veniva usato come concime, mescolato al letame, oppure veniva dato agli animali domestici. Il cibo si procurava nelle campagne allevando animali (polli, anatre, tacchini, conigli, maiali e addirittura piccioni) e coltivando l’orto e i campi. Ciò che mancava si acquistava al mercato, in drogheria, dal fornaio: consegnando 100 kg di grano al panettiere, si ritiravano un po’ alla volta 100 kg di pane.
Gli allievi della 2ªB media Pancalieri
25/10/2013 - 11:55