Molestie sul lavoro, due sentenze opposte
Assolto perché il fatto non sussiste: si è concluso così, giovedì 25, il processo in rito abbreviato a carico di L.B., sessantenne pinerolese accusato di violenza sessuale ai danni di un'ex-dipendente.
L'uomo, già titolare di un bar a Pinerolo, era stato trascinato in giudizio dalla sua ex-barista, che tra l'altro gli aveva pure intentato una causa di lavoro sostenendo di essere stata licenziata senza giusta causa. Per questo chiedeva di essere risarcita con 15mila euro, ma il giudice Giuseppe Salerno gliene ha liquidati 3mila.
Quanto alla violenza, la scorsa settimana il Gup Luca Del Colle ha ritenuto che le prove a carico di L.B. fossero insufficienti, accogliendo in sostanza la tesi difensiva (sostenuta dall'avv. Pierclaudio Costanzo) che aveva messo in luce le contraddizioni che emergevano dalla versione fornita dalla presunta vittima.
La giovane aveva raccontato che il 19 maggio di tre anni fa aveva dovuto recarsi nell'abitazione del suo ex-datore di lavoro (in quel momento costretto a casa da un infortunio) a ritirare le chiavi per aprire il locale. In quell'occasione l'uomo l'avrebbe molestata.
Le indagini (molto accurate) condotte dall'ispettore Palumbo della Polizia giudiziaria avevano però rivelato una serie di incongruenze. Parecchi anni fa, L.B. era stato condannato a Torino per un reato analogo. Al tempo, in molti avevano parlato di una "trappola" per ricattare l'uomo, al tempo piuttosto in vista.
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Paola Molino