Luisia: «La religione fuori dalla biblioteca»
«Conoscendo che l'istruzione è il miglior mezzo per pervenire alle scienze ed arti, ed una biblioteca a favore del pubblico può molto cooperare a vantaggio della popolazione, desiderando io dimostrare l'affetto che porto al Comune di Vigone, mia patria natia, dichiaro di nominare… erede universale… detto Comune» annotava Giuseppe Antonio Luisia nel suo testamento pubblico, redatto il 2 ottobre 1861 presso il notaio Giovanni Marietti di Torino.
L'atto comprendeva, oltre a questo desiderio, tre vitalizi destinati a suo fratello Eugenio, alla sorella Caterina e alla governante francese.
In un successivo testamento olografo, scritto di suo pugno nella sua casa di Pinerolo il 26 maggio 1870, ribadiva la stessa intenzione e liberava gli esecutori dai citati vitalizi perché nel frattempo le persone che ne avrebbero dovuto beneficiare erano decedute. Aggiungeva però alcune altre disposizioni per ricompensare la sua serva domestica di Prarostino e una modista di Pinerolo che avrebbe dovuto occuparsi della sua tomba.
Restavano invece intatte le condizioni da lui poste affinché il Comune ricevesse la sua cospicua eredità e istituisse una biblioteca «per vantaggio del pubblico»: «creare una commissione, la quale abbia per dovere di acquistarvi libri di scienze, di storia nazionale e universale, e di letteratura, ad eccezione di qualsiasi libro di teologia»; far eleggere dalla commissione un bibliotecario scelto tra i letterati vigonesi, «escludendo però i sacerdoti e qualunque funzionario ecclesiastico».
Tonino Rivolo (continua)Vogliamo offrire un giornalismo che sia presidio di cittadinanza e di democrazia, forza trainante per il territorio, strumento per comprendere cosa succede nella nostra società e nel mondo.
Paola Molino