Una raccolta di firme per riattivare l'assistenza medica per i pazienti italiani all'ospedale Briançon
Una raccolta di firme è stata aperta online in questi giorni perché venga riattivata l’assistenza medica per i pazienti italiani presso l’Ospedale di Briançon. I sottoscrittori della petizione richiedono che, «nel rispetto della direttiva Europea 2011/24 e dell’art. 10 del Trattato del Quirinale, venga ripristinata al più presto la convenzione volta a consentire alla popolazione del territorio di poter avvalersi di assistenza medica presso l’Ospedale di Briançon, territorialmente il più vicino, divenuto per oltre 20 anni un punto di riferimenti sanitario per molti pazienti che vivono e lavorano in montagna».
La raccolta firme è attiva su Change.org. Clicca qui per accedere alla pagina. Al momento in cui pubblichiamo questa news le firme sono già 843.
PERCHÉ L'ASSISTENZA MEDICA TRANFRONTALIERA VIENE NEGATA
Dai tempi delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, moltissimi pazienti della Val Susa e dell'Alta Val Chisone si sono regolarmente curati al Centre Hospitalier di Briançon. Tempi d'attesa ridotti e forte orientamento al paziente tipico della Sanità francese hanno reso il tasso di gradimento del servizio molto alto. Per i pazienti italiani si trattava di fatto di un ospedale pubblico alternativo a quelli dell'Asl TO3, efficiente e spesso più vicino. Dal 2021 non possono più farlo. I motivi sono principalmente di ordine normativo.
Per leggere perché la storia che porto l'ospedale ad essere ampliato in modo da poter servire molta più popolazione rispetto al bacino del Brianzonese, e in che modo questa sia fortemente legate ad esigenze italiane, clicca qui.
Di fatto si avviò un flusso di pazienti (e di medici) italiani verso la Francia. Il meccanismo era semplice, basato su un numero provvisorio di Securité Socialeun conguaglio del debito e di un conguaglio sui costi delle cure tra Roma e Parigi. Questa prassi si è inceppata nel 2021. Allo stesso link spieghiamo perché e quali soluzioni provvisorie sono state pensate dall'azienda sanitaria francese per venire incontro il più possibile ai pazienti italiani, che nel frattempo hanno continuato a richiedere le prestazioni.
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Paola Molino