Rivalta: un Iphone in regalo, il sindaco Muro accusato di corruzione
Dovrà rispondere di “corruzione per l’esercizio della funzione” il sindaco di Rivalta Sergio Muro, chiamato a giudizio nell’udienza preliminare in programma il prossimo 12 luglio.
La vicenda giudiziaria sarebbe un filone dell’indagine che nel febbraio di due anni causò un terremoto nei Comuni della cintura di Torino. Un’inchiesta che coinvolse professionisti che lavoravano nei comuni di Rivalta, Orbassano e Nichelino e che portò all’arresto di Qiang Wang, imprenditore cinese di Moncalieri titolare della catena commerciale Koko, che proprio a Pasta di Rivalta sta completando I lavori per del suo terzo store nella struttura dell’ex Rosa dei Mobili di via Gozzano.
Ne venne fuori una rete di favori illeciti e amicizie, che portarono il gip Elena Rocci a eseguire nove provvedimenti. In carcere finirono anche due militari dell’Arma e un funzionario del Comune di Moncalieri.
Le indagini partirono due anni prima, nel 2019, quando la Guardia di Finanza scoprì delle irregolarità su una fornitura di mascherine Ffp2 ben maggiore di quella necessaria.
Di qui, proseguendo con gli accertamenti, si scoperchiò una rete di contatti e amicizie che Wang aveva. Favori e regali, a detta dell’accusa, per agevolare le proprie pratiche e mettere i bastoni alle ruote della concorrenza.
L’inchiesta, che vede Muro imputato insieme ad altre due persone, è venuta alla luce nei giorni scorsi, con un decreto sindacale firmato dalla sua vice Agnese Orlandini e pubblicato all’albo pretorio. Un atto in cui il Comune di Rivalta prende posizione e, accettando un accordo transattivo, rinuncia a costituirsi parte civile nel procedimento.
Assistito dall’avvocato Giacomo Telmon, il primo cittadino Sergio Muro – vicesindaco all’epoca dei fatti contestati - sarebbe accusato di aver avuto in regalo un Iphone nell’ambito di un presunto giro di favori. «Ho sempre lavorato nell’interesse della città – dice - mi sento tranquillo. L’accusa è pesantissima. Mi difenderò nelle sedi opportune e farò di tutto per dimostrare la mia innocenza».
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Paola Molino