Carenza di medici e montagna, la denuncia dei sindaci: «Tocca alla politica intervenire»

Carenza di medici e montagna, la denuncia dei sindaci: «Tocca alla politica intervenire»
Mercoledì 5 Ottobre 2022 - 16:48

La Asl ha fatto il possibile per tamponare la carenza dei medici di base nelle zone montane delle Valli Chisone e Germanasca. Ieri dopo due bandi (il primo deserto) ha potuto annunciare due incarichi temporanei (massimo un anno) per sostituire gli ultimi due pensionamenti. Ma il problema si ripresenterà: solo la politica può risolverlo, evitando un altro pericoloso fattore di spopolamento.

Questa, in sintesi, la denuncia dei Sindaci delle Unioni montane delle Valli Chisone e Germanasca e della Via Lattea che questa mattina si sono incontrati numerosi a Perosa Argentina. Riassumono la loro proposta Marco Ventre, Presidente Unione Montana Valli Chisone e Germanasca. Giorgio Merlo sindaco di Pragelato, Consigliere Nazionale ANCI.

«Adesso la politica, se ha coraggio e coerenza con i recenti pronunciamenti fatti, deve battere un colpo forte e determinato. In discussione, infatti, c’è la permanenza del servizio sanitario di base nei territori montani. A cominciare dai nostri territori, le Valli Chisone e Germanasca e quelli della Via Lattea». 

I sindaci hanno evidenziato prima di tutto il loro ringraziamento al Direttore del Distretto pinerolese dell'AslTo3, Paola Fasano, «per il lavoro, efficace e prezioso, per aver risolto il problema pur in mezzo a mille difficoltà per i vincoli burocratici e le norme esistenti in materia di legislazione sanitaria».

Si tratta, però, come prevede la legge di incarichi temporanei. Se i singoli medici decideranno di non rinnovare l'incarico, il rischio è di tornare al punto di partenza. «Insomma, al centro del dibattito c’è la tutela - o meno - di avere ancora un presidio medico sanitario permanente e stabile nei territori montani», concludono i sindaci, che senza questa garanzia temono il progressivo spopolamento .

Qual è la proposta dei sindaci allora? «Tocca quindi al legislatore, alla Regione Piemonte e alla Conferenza Stato/Regioni affrontare di petto la questione». In che modo? Le proposte concrete sono diverse. Intanto una modifica del contratto nazionale dei medici «per favorire una maggior mobilità». Poi «la possibilità per il vertice della sanità pubblica di poter disporre dei poteri per la copertura di tutto il territorio attraverso i medici di base». I medici però sono pochi, in conseguenza dell'introduzione del numero chiuso nelle facoltà di Medicina nonostante la previsione di migliaia di pensionamenti. Servirebbero quindi, ribadiscono i sindaci, «più medici a disposizione a fronte di un massiccio pensionamento nei prossimi anni: 1200 nel solo Piemonte». Infine vien ribadita necessità di non smantellare i servizi essenziali nelle aree montane. A cominciare proprio da quello sanitario.

«Ecco perché adesso tocca solo e soltanto alla politica intervenire. Senza questa assunzione di responsabilità immediata ed urgente, non lamentiamoci poi se i territori montani saranno sempre meno competitivi e, soprattutto, meno abitati e frequentati. Perché senza la garanzia dei servizi essenziali - la sanità di base, innanzitutto - sarà del tutto inutile continuare a parlare di soli incentivi per favorire la presenza di nuovi abitanti e nuove professioni in questi territori» concludono Ventre e Merlo a nome anche degli altri sindaci delle Unioni torinesi.

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Paola Molino