Hockey ghiaccio, 10 anni da bandiera della Valpe: a tu per tu con Alex Silva, 503 gare in biancorosso

Hockey ghiaccio, 10 anni da bandiera della Valpe: a tu per tu con Alex Silva, 503 gare in biancorosso
Sabato 13 Febbraio 2016 - 11:08

Alex Silva, ormai bandiera della Valpe, festeggia in questa stagione il suo decimo anno con la maglia biancorossa. Nato nel 1980, inizia a muovere i primi passi tra le fila del Varese, dove rimane per tutte le giovanili. A 18 anni si trasferisce nel Como in Serie A2, dove è autore di una splendida stagione (65 punti in 44 partite in regular season), raggiungendo la finale nella quale i lariani sono stati sconfitti dall’Auronzo. La brillante stagione gli vale la chiamata in Serie A nuovamente con il Varese con il quale totalizza 32 punti. Nell’anno successivo si trasferisce ad Aosta per poi tornare nel 2001 ancora a Varese in Serie B. Nel 2002 si affaccia per la prima volta in Piemonte giocando tra le fila del Torino in Serie A2,  dove fa registrare 63 punti in 48 partite e raggiunge la finale vinta poi dall’Appiano. Il Varese, tornato nuovamente in Serie A lo richiama, ed Alex torna a vestire il giallo-nero per altre due stagioni. Nella stagione 2005/2006 Silva approda a Torre Pellice, che disputa la prima stagione al “Cotta Morandini” in Serie A2. È la Valpe di Petrov e Levitin, ma anche di Alex, che alla prima stagione conquista i tifosi grazie alle sue “magie” ed ai suoi  punti (36 in 38 partite). Nelle tre stagioni successive la Valpe arriva per tre volte in finale, ma sono sempre gli avversari ad alzare il trofeo al “Cotta Morandini”, nell’ordine Merano, Caldaro e Vipiteno. Silva è uno di quegli uomini in grado di fare la differenza e lo dimostra mettendo a referto la bellezza di 118 punti in tre anni. Nel 2009/2010 la Valpe sale in Serie A, pensando di poter fare a meno di Silva, che nel frattempo si accasa al Real Torino. Dopo solo un anno la società biancorossa è costretta a ricredersi e Silva torna a vestire la maglia dei Bulldogs con il numero 67, numero che ancora oggi porta sulle spalle. Oggi Silva ha 35 anni e, in questi 10 anni di Valpe, si è sempre distinto per impegno e dedizione, oltre che per le indubbie qualità hockeystiche.

Alex è il giocatore con più presenze con la maglia biancorossa in tutta la storia della Valpe (da quando registrabile, ndr) con le sue 503 partite. Ha totalizzato 89 gol e 154 assist, per un totale di 243 punti. Ha vinto due Coppe Italia (2012/2013 e 2015/2016) e raggiunto la finale scudetto contro l’Asiago.

Dopo la partenza di Johnson, ha assunto le vesti di capitano negli ultimi due match.

 

Alex, qual è stato il compagno di squadra con il quale ti sei trovato meglio sul ghiaccio?

“Ce ne sono stati tanti con cui mi sono trovato bene in pista, ma senza dubbio ti dico Patrice Lefebvre. Era la Valpe del 2008/2009 con giocatori come Grossi, Surma e De Frenza. Ho avuto poche occasioni per giocarci insieme, perché eravamo in linee diverse, ma quando aveva il disco Lefebvre, tu non eri mai nel posto sbagliato. Un giocatore di un altro livello”.

 

Quale allenatore ti ha lasciato o insegnato qualcosa in più rispetto agli altri?

“Ogni allenatore che è passato nella Valpe mi ha insegnato qualcosa. Sicuramente uno dei coach con cui mi sono trovato meglio è stato Mike Ellis, subentrato a Martinelli per il finale di stagione nel primo anno di Serie A. Dal punto di vista prettamente tattico invece, credo che Mike Flanagan fosse uno degli allenatori più preparati passati di qua. Sicuramente anche Tom Barrasso è molto preparato, ma lui arriva da un altro “pianeta” e lo ha dimostrato in più di un’occasione. Un signore sotto ogni punto di vista”.

 

In quale stagione ti sei divertito di più giocando nella Valpe?

“Diciamo che nella stagione 2012/2013 era impossibile non divertirsi. Avevamo una squadra davvero di alto livello e siamo riusciti a conquistare la Coppa Italia e la finale scudetto contro l’Asiago: una grandissima soddisfazione. L'anno in cui invece mi sono divertito di più a livello personale è stato l’anno successivo. L’anno dei vari Strong, Nunn, Barney, Ihnacak. Eravamo davvero un gruppo molto affiatato e ci si divertiva parecchio a giocare insieme”.

 

 

 

 

Qual è il gol più bello che hai fatto con la Valpe? Ne ricordi uno in particolare?

“Tra i tanti quello che mi piace più ricordare non è il più bello. Anzi era pure un brutto gol, ma davvero carico di significato. Era l’anno del mio ritorno alla Valpe in Serie A nel 2009/2010, dopo la parentesi in Serie A2 con il Real Torino. Molti mi davano per “finito” o mi giudicavano non all’altezza. Un mio compagno di squadra ha fatto un tiro, il portiere ha respinto di gambale e sul rebound sono arrivato io prima di tutti, insaccando il disco in rete. È stato un gol speciale che aveva il sapore di rivincita”.

 

Dopo la partenza di Johnson, nelle ultime due partite, hai assunto il ruolo di capitano. Cosa significa per te?

“Sì, è stato gratificante. Se dovesse rimanere così sarebbe la prima volta dopo dieci anni in biancorosso, eccezion fatta per qualche sostituzione. Sicuramente è motivo di orgoglio e soddisfazione essere il capitano della Valpe. Ma è ancora stato più gratificante il riscontro avuto dai tifosi: mi sono arrivati tantissimi messaggi di congratulazioni e questo mi ha fatto davvero molto piacere”.

 

Cosa ti è mancato di più in questi dieci anni di Valpe?

“Certamente la vittoria di uno scudetto. Ci siamo andati vicini contro l’Asiago, ma purtroppo è andata male. Inoltre ho perso altre tre finali di A2 con la Valpe in tre anni consecutivi, e altre due con Como e Torino”.

 

Il tuo giocatore preferito?

“Jaromir Jagr, senza dubbio. Quando ero bambino simpatizzavo per i Pittsburgh Penguins siccome ci giocava lui. Un giocatore straordinario che ancora oggi gioca a livelli altissimi”.

 

Una panoramica sul movimento italiano di hockey?

“È un argomento di cui si potrebbe stare ore a parlare. Credo che ci siano mancanze sia da parte della federazione che da parte di molte società. La cosa positiva è che stanno crescendo molti buoni giocatori che stanno facendo buone esperienze all'estero in campionati di ottimo livello. Loro sono il futuro del nostro hockey”.

 

Ora la domanda che tutti i tifosi vorrebbero sapere…Progetti per il futuro?

“Sono tante le variabili di cui devo tenere conto, innanzitutto l’età. Ormai ho 35 anni, ma per assurdo mi sento più in forma ora rispetto a qualche anno fa. Sicuramente se ci sarà un futuro sarà qui a Torre Pellice, qua ormai mi sento a casa. Non mi dispiacerebbe continuare a giocare, ma qualcosa deve cambiare”.

 

(Foto Allaix)

 

Christian Lasagno

 

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