"Le Comte de Cavour" parlava al popolo con amore
Un canto per esprimere tutta la riconoscenza di un popolo. È quello scritto in seguito alla morte del primo ministro e che fa parte della tradizione dei canti corali valdesi. Il testo, pubblicato in F. Ghisi, "Complaintes e canzoni storiche" (XJI‑XIX sec.), Torre Pellice, Società di studi valdesi, 1974, ha i connotati di riconoscimento e di riaffermazione della propria identità confessionale.
Così fa la prima strofa, in francese:
"Cavour n'est plus: quel deuil pour l'Italie!/ Tout le Piémont est saisi de terreur: / Ce noble chef de la diplomatie / Vient de mourir; oh! c'est un grand malheur!/ Et en France aussi les yeux sont en larmes: / Car on l'aimait comme le héros du jour. / Rit.: Italiens, versez tous une larme Sur le tombeau du Comte de Cavour".
Questo il testo tradotto:
"Cavour è morto: che lutto per l'Italia, / Tutto il Piemonte è colto dalla paura: / questo nobile capo della diplomazia / è scomparso; è una gran sfortuna! / Ed anche in Francia gli occhi sono in lacrime, / poiché era amato come l'eroe del giorno. / Italiani, versate una lacrima sulla tomba del conte di Cavour.
Ancora troppo giovane ha lasciato questa terra: / la falce del tempo lo ha tolto ai suoi amici. / Bisogna dunque che si disperda in polvere / il galantuomo utile al suo paese? / I suoi discorsi affascinavano tutti, / perché parlava del popolo con amore. / Italiani, versate una lacrima…
È caduto come cadono molti altri / martiri, ahimè, dall'indomito coraggio; / agli occhi di tutti fu uno degli apostoli, / uno dei figli della nostra libertà! Si fece un'arma delle sue parole, / per respingere i pregiudizi del momento. / Italiani, versate una lacrima…
Il suo nome rimarrà per sempre nella storia, / poiché è stato inciso nel bronzo; elevandolo al tempio della memoria / la fama lo ha infine incoronato. / Napoli e Torino, Venezia, Roma e Parma, tutti l'hanno accompagnato alla sua ultima dimora.
Italiani, versate una lacrima…".
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Paola Molino