Nucleare dietro l'angolo? Un'ipotesi concreta
Sono stati i Verdi francesi a rivelare per primi la mappa dei siti italiani in cui potrebbero in futuro sorgere nuove centrali nucleari. La notizia, passata in sordina durante la campagna elettorale per le Regionali di fine marzo, è tornata di attualità subito dopo.
Il Progetto nucleare italiano è stato presentato a Roma nelle scorse settimane e prevede in una prima fase la realizzazione di quattro impianti. «È ancora prematuro parlare di siti individuati - ha detto l'ad di Enel, Fulvio Conti, a margine della conferenza tenutasi a Roma il 26 aprile -. Dobbiamo attendere la formazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare, che il Governo si è impegnato a fare nelle prossime settimane, e che dovrà emanare le disposizioni ai gestori».
Quasi certa la costruzione di un impianto in Piemonte, confermato anche dal meeting che Confindustria Piemonte ha tenuto a Torino con Enel durante il quale è emerso che sarebbero già una trentina le aziende della Regione (dalla meccanica alla componentistica alla ricerca) che si sono candidate a diventare fornitrici delle nuove centrali.
Il presidente della Regione Cota si è detto da subito possibilista sulla realizzazione di un impianto in territorio piemontese: «Sarebbe una grande opportunità di sviluppo» ha detto.
«Il progetto nucleare italiano non ha nulla a che fare con l'energia: il cantiere del primo impianto partirà tra tre anni, sarà pronto tra 10-15 anni, sarà sfruttabile per 15 20 anni e poi saremo di nuovo da capo - spiega il prof. Angelo Tartaglia, docente di Fisica al Politecnico di Torino -. Il business del nucleare in Italia è strettamente legato alla realizzazione dei quattro reattori: cioè all'apertura dei cantieri». Secondo Tartaglia anche in Francia, dove sono attive 46 centrali, i costi del nucleare sono svantaggiosi perché ricadono in parte sulle tasche dei cittadini (le imprese godono di contributi statali) e poi nessuno ha calcolato i costi dello smaltimento delle scorie e dell'impianto dopo 15-20 anni di attività.
«In America il nucleare è stato fermato dal libero mercato: sommando costi di realizzazione, di smaltimento delle scorie e degli impianti diventa più vantaggioso addirittura il fotovoltaico».
Un approccio non ideologico, né emotivo quello del "tecnico" Tartaglia: «Si tratta semplicemente di porre il problema sul piano dei soldi. Non serve tirare in ballo il fantasma di Chernobyl o entrare nel merito del tipo di impianti che si vorranno realizzare per capire che il progetto del nucleare si presenta, sin da subito, come fallimentare perché antieconomico». Ad eccezione forse che per quelle aziende che saranno coinvolte nella realizzazione dei cantieri (secondo le stime di Confindustria l'operazione prevede investimenti complessivi per 30 miliardi di euro).
Avremo una centrale nucleare a poche decine di chilometri in linea d’aria da Pinerolo? I siti piemontesi su cui si vocifera sono Trino Vercellese (che potrebbe ospitare addirittura uno dei primi quattro impianti) e Fossano.
Per quest'ultimo sembra che Enel ed il partner francese Edf abbiano gettato lo sguardo sull’altipiano del Beinale, tra lo Stura e il Tanaro: «Un luogo di rilievo naturalistico. A est ci sono le Langhe, a ovest il Monviso - commenta il sindaco di Fossano, Francesco Balocco -. La notizia dell’interessamento non viene dal Governo, ma dalle valutazioni fatte da Enel ed Edf».
È una voce che ha un fondamento? «Mettendo assieme tutte le cose, pare avere un livello di credibilità, in quella zona ci sono pochi abitanti - ragiona Balocco -. E anni fa doveva sorgere una centrale termica a metano, il progetto era già avanzato, ma è stato fermato dalle proteste del territorio». Già nel 2008, uno studio del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) aveva indicato Fossano come possibile sito nucleare, con altre 14 località.
Gli impianti nucleari non hanno bisogno di molta acqua per il raffeddamento, basterebbe quella dello Stura e del Tanaro? «Mi sono informato: quelle di piccole dimensioni, come quella che si ipotizza di costruire qui, usano poco l’acqua - risponde -. Ci sono altri metodi di raffreddamento: per esempio il calore viene disperso nell’atmosfera».
L’indiscrezione ha allarmato i fossanesi, il Consiglio comunale si è già espresso negativamente. «Anche se i Comuni più toccati sarebbero Magliano Alpi, Carrù, Dogliani, Narzole».
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Paola Molino