Uccise la figlia: 10 anni in manicomio criminale

Misure di sicurezza per Gliatta, assolto perché
Niente carcere per l'ex-direttore delle Poste di Abbadia, ma un lungo percorso di cura

VAL PELLICE - «Ora c'è solo il silenzio. Nessuna dichiarazione. Solo il silenzio. Lo dobbiamo ad Ilaria». Lorella Magnano esce dall'aula poco dopo le 15,30 di giovedì 29. Al suo fianco i genitori e il fratello. Ma chi colpisce è lei. Un sorriso pacato, un volto sereno. Quello di chi è riuscito a ricomporre una vita che pareva fatta a pezzi. Invece lei, passo dopo passo, l'ha rimontata, compiendo un cammino che ha un qualcosa di straordinario. E oggi le permette di seguire un processo emotivamente tanto coinvolgente.

Nessun rancore, nessun desiderio di vendetta. Tanto che Lorella non si è costituita parte civile ed ha pure ritirato la causa per risarcimento danni.

Ti viene in mente Quasimodo: «Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole. Ed è subito sera». Per lei, la sera, è venuta troppo presto. Quando il marito (ormai ex, dopo la separazione) le ha ucciso Ilaria, la figlia di otto anni. Un colpo secco di pistola, alla nuca. Poi Matteo Gliatta, ex-direttore dell'Ufficio postale di Abbadia Alpina, ha sparato alla moglie e alla fine ha cercato di togliersi la vita. Per una beffa del destino quella pallottola gli ha trapassato il cranio, da parte a parte, ma senza provocargli danni che la scienza sia in grado di quantificare. Un miracolo, che aveva lasciato basito anche il neurologo chiamato dai legali della difesa.

Lucia Sorbino

(continua)
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