Nelle stalattiti di Rio Martino la storia del nostro clima
Indagare le oscurità di una grotta per far luce sul destino del pianeta. Il mestiere di Giovanni Zanchetta, paleoclimatologo dell’Università di Pisa, è anche questo.
Le domande che muovono il suo lavoro sono tra le più urgenti del nostro tempo. Il clima cambia troppo in fretta? I ghiacciai si ritirano in modo anomalo? La colpa è dell’uomo?
La sua grotta, da mercoledì scorso, è quella del Rio Martino. È arrivato a Crissolo insieme ad un’équipe di otto persone che comprende una giovane ricercatrice del Cnr, Ilaria Baneschi, e un professore di Mineralogia e geochimica dell’Università di Torino, Emanuele Costa. In parte, le analisi sui campioni prelevati a Rio Martino saranno eseguite a Melbourne, in Australia.
A riunire una simile squadra Federico Magrì, del Gruppo speleologico delle valli pinerolesi, che ha già monitorato la grotta in modo approfondito offrendo le fondamenta su cui costruire lo studio dei prossimi anni. È questo uno dei motivi che hanno determinato la scelta della cavità, la prima sull'arco alpino per questo tipo di studi. Altri motivi sono la quota sui 1.500 metri - significativa per l’oscillazione dei ghiacciai -, e l’aiuto di speleologi, che con il volontariato suppliscono alle carenze croniche dei finanziamenti alla ricerca di base in Italia.
Luca Prot
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Paola Molino