Pera Garga: una singolare testimone della storia di Cumiana e di Frossasco
Tra le testimonianze che raccontano il passato di Cumiana e di Frossasco si può annoverare anche la Pera Garga, collocata sotto l'ala, cuore sociale e amministrativo, soprattutto nel passato, delle due comunità.
Si vuole che su questo insolito vassoio litico, caratterizzato a Cumiana da una pietra rettangolare con gli angoli arrotondati, lunga oltre due metri e posta su di una massiccia base in muratura - mentre a Frossasco, più lunga ma meno spessa, la si scopre lungo il muro verso l’angolo dell'ala -, fossero lasciati in pubblica visione nei primi anni di vita del Comune i conti dell’organo amministrativo. Una tradizione consolidata che si suppone sia durata a lungo e che, oltre a dare dignità storica a questo plateau, sarebbe continuata, nel caso di Cumiana, fino a poco più di un centinaio di anni fa attraverso "la cria", una comunicazione verbale a voce alta, quasi gridata (da cui il termine popolare) fatta dal messo comunale per segnalare novità amministrative. Un servizio che probabilmente cercava anche di supplire a difficoltà e carenze nella comprensione dei testi annunciati.
In entrambi i paesi, qualche voce vorrebbe inoltre che su "la Pera" venissero pure posti gli elenchi dei debitori o di coloro che avevano infranto qualche rilevante aspetto normativo-amministrativo.
In epoche più recenti, all'incirca negli Anni '20, un curioso episodio accaduto a Cumiana la ricorda invece come insolita posa della cassa mortuaria di un parroco del capoluogo: dovrebbe trattarsi di don Ranieri, originario di Racconigi. Dopo la funzione religiosa, la bara era stata infatti portata in piazza dove doveva esserci un carro funebre ad attenderla per il trasporto al paese natio. Poiché il ritardo si faceva sempre più consistente, venne decisa la posa del feretro su "la Pera Garga", rimanendovi poi per un paio d'ore.
Sulla denominazione popolare non c'è una spiegazione ufficiale; indubbiamente l'aggettivo "garga" ha nella lingua piemontese un significato inequivocabile di pigrizia, ma tralasciando gratuite allusioni a qualche mollezza delle pubbliche autorità del passato, essendo stata la pietra il leggio per certi versi dei resoconti e del lavoro del Comune, il suo singolare soprannome potrebbe essere una derivazione dal termine "carica", cioè "pietra caricata/incaricata di" da intendersi come responsabilità o come peso morale da sopportare.
Naturalmente, seppur velate dal sorriso, non mancano nelle due vivaci comunità persone orientate a confermare l’interpretazione popolare e ciò si sarebbe mantenuto nel tempo, anche perché non sarebbero mai venuti a mancare "compaesani" ben disposti a stare qui comodamente seduti ad apprezzare la dinamica quotidianità locale.
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Paola Molino