Piani di recupero, via libera ai privati
Un conto è consentire al signor Rossi di intervenire, un altro «lasciare l'esclusiva all'iniziativa pubblica con il risultato di non fare nulla o, nella migliore delle ipotesi, rinviare a chissà quando l'attuazione».
Lo sostiene Tullio Cirri, consigliere di opposizione, nella proposta di delibera che punta a modificare, nei centri storici frazionali contraddistinti dalla sigla A, le norme che, oggi, impongono, su agglomerati di immobili spesso fatiscenti, Piani di recupero obbligatoriamente predisposti dal Comune.
La modifica, già esaminata ed accolta dalla Commissione urbanistica di cui lo stesso Cirri è presidente, concederà ai privati di presentare i progetti «nel rispetto della cubatura esistente» con gli annessi e connessi (ampliamento strade, parcheggi, verde…) previsti, per l'appunto, nei piani. Dunque, se il nuovo corso otterrà l'ok dell'aula, saranno perseguibili da chiunque «fermo restando che l'autorizzazione a procedere la dovrà ovviamente concedere l'Amministrazione».
«Non parlo di chissà quali operazioni in zone di alto pregio - continua - ma di localizzazioni periferiche altrimenti destinate al degrado. Ce ne sono molte, basta guardarsi attorno. Sarebbe un modo per togliere di mezzo ruderi o fabbricati disabitati, riordinare la viabilità e acquisire nuovi servizi "spingendo" l'edilizia ed evitando di cementificare altri terreni». Senza penalizzare il Comune, «che otterrebbe anzi pronta cassa gli oneri non scomputabili dell'urbanizzazione secondaria».
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Paola Molino