Il 17 febbraio, memoria per tutti
La parola del vescovo
Il 17 febbraio deve essere giorno di festa per tutti. Ricorda la concessione delle Lettere patenti di Carlo Alberto che stabiliva che i valdesi potevano «godere di tutti i diritti civili e politici» diventando così equiparati a tutti gli altri sudditi del regno, anche se l’esercizio del culto doveva essere svolto solo in forma privata.
Da quel giorno si è fatta tanta strada. Dobbiamo essere grati al Signore perché, nonostante ambiguità, contraddizioni e modi di agire contrari allo spirito evangelico, è maturata la convinzione che la persona, all’interno della società, deve essere immune da ogni coercizione in materia religiosa.
Quest’anno si aggiunge anche il ricordo del 150º anniversario dell’inaugurazione del tempio valdese costruito nella città di Pinerolo.
Sono ricorrenze che devono trasformarsi in impegno per costruire una società aperta ed accogliente, solidale e fraterna.
La libertà religiosa, infatti, è esigenza insopprimibile della dignità di ogni persona e dei suoi diritti. Il Concilio Vaticano II, nella dichiarazione sulla libertà religiosa, afferma che «questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto». Inoltre aggiunge che il potere civile deve provvedere affinché l’eguaglianza giuridica dei cittadini per motivi religiosi non sia, apertamente o in forma occulta, mai lesa e che non si facciano fra essi discriminazioni.
Sotto l’incalzare del flusso migratorio, ancora di più si pone l’urgenza di giungere presto alla definizione di una legge dello Stato che dia attuazione ai principi sulla libertà religiosa contenuti nella nostra Costituzione.
Una vera e solida laicità dello Stato, infatti, non può non riconoscere la piena libertà religiosa individuale e collettiva; come pure non può non accogliere il contributo positivo che le religioni offrono, valorizzando il patrimonio morale e spirituale di ciascuna di esse.
Tuttavia, se ancora non si è giunti al varo di una legge in questa materia, questo non ci esime dal far maturare nella nostra società, che a volte manifesta segni di intolleranza e di chiusura (vedi, ad esempio, nei confronti degli immigrati), uno spirito non solo di tolleranza ma di sincero dialogo interreligioso e interculturale per far crescere il rispetto della dignità di ogni persona.
Per questi motivi invito i fedeli cattolici ad unirsi alla comunità valdese nella comune preghiera per chiedere il dono di una pace duratura, insieme al progresso sociale e alla libertà religiosa.
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Vogliamo offrire un giornalismo che sia presidio di cittadinanza e di democrazia, forza trainante per il territorio, strumento per comprendere cosa succede nella nostra società e nel mondo.
Paola Molino
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