E la chiamarono riforma
C'è un grande bisogno di riforme! Lo dice il Presidente della Repubblica. Le invocano un po' tutti: destra, sinistra, centro, finanche il salumaio mentre t'incarta il prosciutto. In Italia però, appena si parla di riforme, si sente subito tirare aria di presa per i fondelli, soprattutto se politica e giornali ne cantano le lodi in coro.
Il problema è che i nostri politici sono bravissimi nell'indorarti la pillola e molto meno ad agire nell'interesse dei cittadini. Lo scudo fiscale? Un successo, ti raccontano, sono rientrati 93 miliardi di euro. Sì, peccato che non si sappia da dove arrivino e che per ritornare nella legalità agli evasori sia bastato pagare il 5 per cento di tasse, mentre i soliti fessi come minimo hanno sborsato il 40 per cento. Ti propagandano la riforma federalista e ti distruggono quel poco che ti restava di governo locale: i Comuni, le Comunità montane, le aziende di servizi. Ti riformano la scuola e finisce che il figlio lo devi mandare a lezione con la carta igienica in tasca. Trasformano le Poste e le Ferrovie in efficienti Spa e ti ritrovi a pagare molto di più per un servizio che fa più schifo di prima, però certo l'alta velocità… Alla sede Inps di Pinerolo dimezzano gli orari di ricevimento e si vocifera di un tresferimento a Orbassano, ma tutto questo lo chiamano riorganizzazione. L'ultimo esempio di indoramento di pillola ce lo dà la nostra Asl che, se non l'aveste ancora capito, ha ormai la sua sede a Collegno. Dicevamo, recentemente agli addetti ai lavori l'Asl ha inviato un'e-mail dai toni entusiastici: «Finalmente per svolgere gli esami relativi al rilascio delle patenti speciali non bisognerà più andare a Torino, bensì a Collegno». Ma grazie, che bella comodità: prima a Torino ci si andava con i servizi pubblici, mentre ora per arrivare a Collegno bisognerà arrangiarsi. Come direbbe il saggio: «Ci tolsero tutto e la chiamarono riforma».
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Paola Molino