Da Petra Laya a Vallancta: la storia di un confine
Un frequente toponimo alpino si trova nei documenti medievali delle nostre valli, nelle varianti Petra Laya, Petra Layata, Petra Lata, e rivaleggia per numero con Petra Ficta, Petra Ficha. Ne ho trovate tracce in Val Pellice, nella Valle Po e anche in quella del Varaita.
Guglielmo di Luserna, nel XIII secolo, donò al monastero di Staffarda la valle dei Carbonieri (detta "vallis Guicharda/Guizarda"). Nello stabilirne i limiti, il signore lusernese indicò: «Vallem Guizardi totum a Petra Laya supra et inde labitur aqua dictae alpis pendendo usque ad Monti Crizolij cui valli coherent ab una parte vallis Prati, sicut dividit inter valle illam et vallem Guichardi per summitatem dictam alpium descendendo per Serrum della Blava usque ad Petram Layam (trad.: Tutta la valle di Guizardo, da Pietra Laya in su e, poi, lungo il torrente di detta alpe, fino al monte di Crissolo, alla valle del quale sono coerenti, da una parte, la conca del Prà e così divide tra quella valle e la valle di Guizardo per la sommità di dette alpi, scendendo attraverso il Serro della Biava, fino a Pietra Laya)».
A Sanfront, in Valle Po, gli Statuti comunali del 1369 nominano un'altra "Petram Layam/Layatam", che diviene "Petra Laytam" solo in quelli del 1501. È certo che la desinenza in -ta è frutto di un'ipercorrezione, durante la latinizzazione notarile della forma occitanica. Sempre a Sanfront troviamo un "Foresto di Peyralata" solo nella "Riforma delle square del finaggio di Sanfronte" del 1609.
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Paola Molino