Una complicatissima spy story industriale con ramificazioni in mezzo mondo e solide radici proprio nel Pinerolese. Il settore è quello delle apparecchiature biomedicali. Protagonisti principali, due brillanti imprenditori, prima soci e ora avversari. Tanto nemici da finire in Tribunale, e su fronti opposti.
Le indagini sono in corso e a queste spetterà definire i contorni della vicenda, ma fin da ora possiamo dire che lo scenario si sta allargando e pare emergere quella rete internazionale che l'avv. Alexandro Maria Tirelli (fondatore dell'International Lawyers Associates, iscritto all'Albo di Torre Annunziata ma gioventù trascorsa a Pinerolo) aveva ipotizzato quando a fine febbraio del 2022 depositò in Procura a Torino una corposa querela nell'interesse della Human Brain Wave, società leader nell'ambito della medicina rigenerativa, che dal 2013 ha sede a Candiolo. Suo amministratore delegato, il dott. Antonio Graziano, professionista dal corposo curriculum (premiato nel 2021 dalla rivista Forbes come miglior manager italiano nel settore dell'Healthcare), titolare del Sistema Rigenera, una metodica all'avanguardia nella medicina rigenerativa. Tecnologia coperta da brevetto che, in sostanza, riguarda due aspetti: un dispositivo medico (fisico) di disgregazione cellulare e il relativo metodo di produzione. Il kit messo a punto da Graziano ce l'aveva illustrato lui stesso: «Sembra una macchinetta del caffè, con tanto di capsula monouso, ma in realtà è un dispositivo in grado di rigenerare i tessuti umani, attraverso micro-innesti». Una sorta di trapianto autologo. Questo, in sintesi estrema, il cuore della tecnologia Rigenera, capace delle applicazioni più disparate: dalla medicina estetica alle cura di piccole o grandi ustioni, traumi, cicatrici o alopecia.
Nel febbraio di tre anni fa Tirelli, con l'avv. Federica Tartara del Foro di Genova, presentò un esposto che denunciava contraffazioni del «brevetto Rigenera», evidenziando che sarebbero in circolazione dispositivi copiati in Turchia, fabbricati in Irlanda e a Miami, poi commercializzati in giro per il mondo, senza le necessarie certificazioni. Per questo, oltre al «furto del know-how e alla contraffazione del brevetto», Graziano aveva pure evidenziato «un problema di sicurezza».
La denuncia si tradusse in un'indagine a carico di Armando Roggero (il secondo pinerolese in gioco in questa storia), residente a Reano, ex socio di Graziano e ora Ceo di Ctsv, società fondata nel 2008, con sede principale a Bruino, che progetta, produce e commercializza sistemi destinati alla preparazione di campioni per molte applicazioni biologiche e scientifiche.
L'accusa formulata dal pm Alessandro Aghemo è di aver sottratto e commercializzato un 'disgregatore di tessuti', denominato Medicons-P, assai simile al Rigeneracons della Human Brain Wave. Due le imputazioni: "rivelazione di segreti scientifici e commerciali" e "fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale". Prossima udienza, in rito abbreviato, il 24 marzo, davanti al giudice Costanza Goria della Sesta sezione Penale. A difenderlo, l'avv. Diogene Franzoso, che respinge ogni accusa. «È stato proprio Gianmarco Roggero, padre di Armando, ad aver inventato e brevettato i primi disgregatori di tessuti: respingiamo ogni accusa. Nessun furto di segreti industriali». Il legale ne è convinto e cercherà di dimostrarlo a marzo, quando ci sarà il confronto tra i due collegi peritali, come lui stesso aveva chiesto.
Nuova indagine della Procura e decreto di sequestro
Intanto però su Roggero si è abbattuta un'altra tegola: un procedimento parallelo, scaturito sempre dall'esposto del 2022. «Le indagini si sono ampliate ed è venuta fuori una rete internazionale», conferma Tirelli. L'inchiesta questa volta è stata condotta dal pm Marco Sanini e si è tradotta in un decreto di sequestro preventivo del gip Antonio Borretta. Quattro gli indagati, tra cui, ancora, Armando Roggero (e la sua società). Parte lesa sempre la Human Brain Wave. Tra i reati contestati, anche la contraffazione di brevetti industriali, ma soprattutto l'associazione a delinquere, aggravata dalla transnazionalità. Per gli indagati la contestazione è di aver creato un'organizzazione criminale per produrre e commercializzare dispositivi medici contraffatti denominati "Medimachine", "Medigraft" e "Medicons", violando il brevetto del "Sistema Rigenera" di proprietà della HBW Srl.
Un'attività illecita che, secondo gli inquirenti, avrebbe coinvolto i mercati in Europa Orientale, Turchia, America Latina, Stati Uniti e Russia. E i dispositivi contraffatti sarebbero stati prodotti senza le necessarie certificazioni mediche, rappresentando così un potenziale rischio per la salute pubblica. Da qui la decisione del gip che ha disposto (come chiesto dalla Procura) il sequestro preventivo dei macchinari e dispositivi incriminati (in tutte le sedi delle società coinvolte), e ogni documentazione tecnica e commerciale relativa alla loro produzione e distribuzione.
«La libera disponibilità dei predetti beni da parte delle persone nei cui confronti vengono svolte le indagini - si legge nel provvedimento del giudice Borretta datato 5 dicembre 2024 - consentirebbe la commercializzazione e l'utilizzo dei dispositivi contraffatti, i quali potranno continuare ad essere utilizzati in maniera abusiva per finalità medico-chirurgiche in mancanza dei necessari controlli e autorizzazioni, il tutto in pregiudizio non solo dei legittimi e tutelati diritti di privativa industriale della HBW srl, ma anche, potenzialmente, della salute pubblica».
Netta la replica dell'avv. Diogene Franzoso che assiste due dei quattro oggi indagati dal pm Sanini (oltre ad Armando Roggero, anche Alessandro Icardi, medico ed ex membro del Cda della Human Brain Wave): «I miei assistiti ritengono con forza di non aver posto in essere alcuna condotta di reità vista l'inconfutabile insussistenza di contraffazione di brevetto, già accertata in sede civilistica».
In foto, il dott. Antonio Graziano, amministratore delegato della Human Brain Wave di Candiolo, società leader nel settore delle biotecnologie e titolare del brevetto Rigenera, parte lesa nei procedimenti in corso in Tribunale a Torino. Nell'altra foto, uno dei dispositivi oggetto di sequestro: un disgregatore di tessuti che, secondo le ipotesi accusatorie, sarebbe stato copiato e commercializzato dagli attuali indagati in violazione del brevetto Rigenera.