Aumenta l’occupazione ma anche il precariato. È quanto emerge dall’analisi del mercato del lavoro in Piemonte pubblicata nei giorni scorsi dal Centro Studi del Mercato del Lavoro della Cgil Piemonte
L’organizzazione ha analizzato i dati ISTAT in una prospettiva di medio periodo e ha osservato che ad oggi in Piemonte non sono mai stati recuperati i posti di lavoro persi in seguito alla crisi del 2008. Rispetto a 16 anni fa nella nostra regione risultano ancora 60 mila posti di lavoro in meno.
Il contesto generale soffre poi di una riduzione della popolazione: rispetto al 2008 la popolazione lavorativa si è ridotta del 6 percento.
<<È vero che il tasso di occupazione aumenta - commenta CGIL - ma anche perché diminuisce la popolazione. Non solo: per “occupati” si intendono le persone che durante la settimana di riferimento hanno lavorato per almeno un’ora a fini di retribuzione o di profitto, compresi i coadiuvanti familiari non retribuiti>>. Ciò significa che anche contratti molto brevi, da uno o pochi giorni, aumentano la percentuale di occupati. E in Piemonte sono sempre più frequenti i nuovi contratti di durata giornaliera. <<Occupazione in aumento? È vero, ma è precaria e breve!>>.
I dati più recenti, sia quelli degli osservatori statistici dell’INPS, sia quelli dell’osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, confermano il trend di crescita di occupazione precaria: guardando il flusso delle assunzioni del 2023 il 79% delle nuove assunzioni è risultato precario (a tempo determinato o in somministrazione) e lo stesso dato è osservabile nel 1° trimestre del 2024 (78%).
<<Come emerge chiaramente dai dati - spiega Anna Poggio, segreteria Cgil Piemonte - la crescita dell’occupazione in Piemonte è prevalentemente precaria, sia come forma contrattuale che per orario e salario. Non condivido i toni “trionfalistici” dell’Assessora al Lavoro, nonché Vicepresidente della Regione, in particolare con riferimento anche all’occupazione femminile che continua ad essere la più precaria e con la retribuzione più bassa. Riterrei utile una analisi più critica sulle politiche attive sul lavoro messe in atto in rapporto al risultato totalmente insufficiente>>.
Guardando ai dati del primo trimestre 2024, più di un terzo delle assunzioni a tempo determinato è anche part-time, mentre per quanto riguarda le nuove assunzioni in somministrazione sono part-time quasi la metà.
Riguardo all’occupazione femminile, l’analisi di CGIL evidenzia che <<delle nuove assunzioni femminili a tempo determinato oltre la metà sono part-time (16mila ca su 28mila), mentre per gli uomini si tratta di un quarto dei nuovi contratti>>.
Ma la differenza di genere si fa sentire anche sui nuovi contratti a tempo indeterminato: <<Il 40% dei contratti delle donne è part-time, per gli uomini la percentuale scende al 15%. Quindi si conferma una maggiore precarietà femminile e molto probabilmente alte percentuali di part-time involontario. Inoltre, le donne sono maggiormente assunte in quei settori che prevedono salari più bassi: servizi e assistenza sanitaria e sociale, ristorazione, amministrazione pubblica e istruzione>>.
Infine l’analisi conferma l’utilizzo sempre crescente di ammortizzatori sociali. La cassa integrazione in Piemonte, nel primo semestre 2024, risulta in crescita del +43,9 % rispetto allo stesso periodo del 2023.