Giovani e ansia, videogiochi, social, cyberbullismo: i rischi nell'uso dello smartphone su Extra Dati

12/06/2024 - 16:15

Sono gli smartphone il problema degli adolescenti? La tesi del libro "The anxious generation" dello psicologo sociale statunitense Jonathan Haidt è proprio questa. Le sue posizioni nel dibattito sull'impatto degli smartphone e dei social network sulla salute mentale dei giovani erano note da tempo. Haidt sostiene nel suo libro, diventato celebre, ma anche molto discusso, che ci sia non solo una correlazione, ma proprio un nesso causale tra l'uso dei telefonini e i livelli di ansia, depressione e autolesionismo cresciuti negli anni Dieci del Duemila in particolare nella generazione Z, quella dei nati a partire dal 1996.

Sull'Eco EXTRA di giugno, in edicola e nella versione digitale , creato in gran parte direttamente dalla redazione di AULA12, il PCTO dell'Eco del Chisone con gli studenti delle scuole superiori di Pinerolo, la sezione del mensile Extra Dati approfondisce il mondo giovanile cercando nei numeri elementi utili a rispondere a tre principali domande: quanti sono i giovani, quali sono i rischi legati all'uso degli smartphone e di Internet (a questo tema è dedicata l'infografica qui sotto) e come si informano i giovani, attraverso quali canali, se lo fanno.

 

 

Secondo Jonathan Haidt la rapida diffusione degli smartphone combinata a un modello genitoriale iperprotettivo avrebbe provocato un aumento del tempo trascorso online, con conseguenze sulle connessioni sinaptiche durante l'infanzia e l'adolescenza, portando a un aumento delle malattie mentali.

Negli Stati Uniti, secondo diversi studi citati da Haidt, dal 2010 al 2019 i livelli di ansia e depressione, prima stabili, sono aumentati del 50 per cento. I suicidi tra i 10 e i 19 anni, del 48 per cento. Tra le adolescenti tra i 10 e i 14 anni, ancora di più: del 131 per cento. Dati analoghi si riscontrano anche in molti altri Paesi in tutto il mondo. Cosa avrebbero in comune, secondo Haidt? Il passaggio dai cellulari agli smartphone e il trasferimento di gran parte della vita sociale sui social network, creati per generare dipendenza.

La tesi viene argomentata in modo molto approfondito, toccando vari aspetti della socialità. Ma, come anticipato, non tutti sono d'accordo. Brendan Nyhan, professore statunintense di Scienze politiche, ha detto al New York Times che « dobbiamo fare molta attenzione ad attribuire ai social media la responsabilità delle tendenze con cui la loro ascesa ha coinciso». In modo analogo secondo la psicologa Nancis Odgers l'idea secondo la quale «le tecnologie digitali starebbero ri-cablando il cervello dei nostri figli e causando un'epidemia di malattie mentali non è sostenuta dalla scienza» e asseconda molte paure esistenti tra i genitori.

 

 

Sull'Eco EXTRA di giugno, in edicola e nella versione digitale (clicca per leggere se sei abbonato, o abbonati a costi molto vantaggiosi rispetto al cartaceo) le inchieste delle ragazze e dei ragazzi di AULA 12 sui temi da loro scelti, la Comunicazione e la Violenza, e molti altri approfondimenti sul mondo visto dai giovani e attorno ai giovani.