Davanti agli oltre 70 iscritti al corso di primo livello per sommelier, nella sala di Eataly Pinerolo, il presidente Ais Piemonte Mauro Carosso ha tenuto ieri sera, mercoledì 6 marzo, la sua lezione sull'esame gusto olfattivo nella degustazione dei vini. A margine ha commentato l'alta adesione (altre 50 persone, visto l'overbooking, aspettano già un nuovo corso):
«Il corso a Pinerolo è certamente stato atteso per tanto tempo. Fa piacere vedere un gruppo così numeroso, appassionato e molto giovane. Cerchiamo di comunicare questa passione e la professionalità nella produzione, nel consumo e nel servizio».
Il corso di 15 lezioni, cominciato a gennaio con il direttore Ais Torino Giancarlo Lercara, è giunto all'ottava. Seguiranno altri due livelli prima di poter conseguire la qualifica di Sommelier professionale. Non si organizzava un primo livello a Pinerolo da circa quattro anni. Tra i partecipanti, molti appassionati, e anche diversi addetti ai lavori tra qualche produttore vitivinicolo e diversi operatori della ristorazione che vogliono aumentare la conoscenza e la qualità della loro offerta.
Dall'allargamento della base alle eccellenze locali: Roberto Nicorelli, referente AIS di zona (nella foto che apre la gallery qui sotto), ha festeggiato con gli altri sommelier pinerolesi il suo recente conseguimento del diploma di Degustatore ufficiale Ais, un grado di formazione molto avanzato, che gli consentirà in futuro di recensire vini per la guida AIS Vitae.
IL PROBLEMA DEL SETTORE: LA MANCANZA DI PERSONALE
Il trend che punta a unire passione e professionalità sul vino è confermato in tutto il Piemonte. «Negli scorsi decenni c'è stata una grande impennata, e poi c'è stato un buon mantenimento dei numeri - aggiunge Carosso -. Ma per noi non è un fatto commerciale. Ci interessa mantenere alto l'interesse per questo tipo di formazione».
Quindi tutto bene? Non proprio. «Gli appassionati sono molti, anche tra i giovani che hanno idee per mettere in piedi iniziative, ma sempre meno nel campo del lavoro. C'è la criticità della mancanza di personale nel settore, come in tutti i settori. Nella ristorazione c'è una crisi folle e non siamo noi a poterla risolvere (di questa crisi abbiamo parlato molte volte, per esempio qui). Poi se vieni ai corsi pomeridiani che teniamo a Stresa, o a maggior ragione a Torino, su un centinaio di partecipanti al corso pomeridiano, l'80 per cento sono ragazzi che lavorano nel settore. Quindi c'è una buona frequenza in quegli orari».
L'intervista completa, e l'approfondimento, mercoledì prossimo sull'Eco del Chisone.